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Vince il bambino che piange per primo: il bizzarro festival di Naki Sumo in Giappone

Il festival giapponese di Naki Sumo conferisce un premio al primo bambino che piange: la stramba tradizione nipponica.

Quello di Naki Sumo è un festival davvero insolito, durante il quale vince il primo bambino che inizia a piangere. Una tradizione antica che è, tutt’oggi, ancora portata avanti. Il primo, dai cui occhi iniziano a sgorgare lacrime, porta a casa la vittoria, nonché la rassicurazione di vivere una vita prospera e in buona salute.

Naki Sumo, il festival dove vince il primo bambino che piange

Se per qualcuno il pianto di un bambino può essere fastidioso e frustrante, in Giappone le cose non stanno proprio in questo modo. A dimostrazione di questa tesi c’è, sicuramente, il festival di Naki Sumo che si tiene, ogni anno, in terra nipponica, precisamente il 5 maggio.

Tale tradizione affonda le proprie radici nella storia millenaria del Paese del Sol Levante e riguarda, nello specifico, il buon auspicio conferito alla vita dei bambini.

Il primo di questi, dunque, che inizia a piangere vince la competizione e, secondo quanto prevede questa antica usanza, otterrà, nel corso della vita, una buona salute e fortuna.

Durante l’evento, si allestisce un ring, sul quale si sfidano i neonati della fascia d’età che va dai 3 mesi ai 2 anni.

Nello specifico, due lottatori di sumo, salgono nella zona di combattimento, definita dohyo, sollevando in braccio i neonati, attendendo che scoppino in lacrime, mentre ripetono la frase “Naki, Naki, Naki!“, ossia “Piangi, piangi, piangi!“.

Lo scopo è quello di farli piangere: un obiettivo che, di certo, non ci prefissiamo mai in Occidente, semmai desideriamo l’esatto opposto.

Le antiche superstizioni legate a questa festa

Il Naki Sumo è una festa intrisa di superstizioni: i genitori, infatti, credono che il pianto possa allontanare gli spiriti maligni e portare buona sorte al bambino.

Per raggiungere perfettamente lo scopo che si sono prefissati, alcuni partecipanti indossano maschere terrificanti o costumi tradizionali al fine di spaventare, in maniera più veloce, i piccoli.

Anche se il pianto dei neonati rappresenta il momento clou della festa, va sottolineato il fatto che, nel corso di questo evento, i partecipanti si raccolgono anche in preghiera, condividendo momenti di vicinanza e gioia in famiglia.

Nel corso del tempo, però, tale tradizione ha iniziato a far storcere il naso a molte persone, le quali hanno chiesto, a gran voce, che il festival fosse totalmente vietato.

La ragione è molto semplice: in tanti, infatti, ritengono che i riti che sono attuati durante il Naki Sumo, possano destabilizzare i bambini e traumatizzarli, anche se – dall’altra parte – in molti sostengono che il benessere dei più piccoli non è, in alcun modo, scalfito.

Altre giornate dell’anno dedicate a bambini e adolescenti giapponesi

Oltre al Naki Sumo, in Giappone si celebrano i bambini e gli adolescenti in altre occasioni. Tra queste, c’è Tango no Sekku, la festa dedicata ai bambini maschi. Da diverso tempo, è stata ridenominata con Kodomo No Hi. In questo evento, che cade il 5 maggio, in conclusione della Golden Week.

I genitori, dunque, espongono le tradizionali bambole samurai chiamate Gogatsu Ningyo e sistemano delle carpe (koinobori) in giardino e/o in casa al fine di augurare ai loro figli maschi una crescita forte e sana.

Esiste, però, anche la controparte femminile dedicata esclusivamente alle bambine. Ci riferiamo a Hina Matsuri, meglio conosciuto come Festival delle Bambole, che si svolge il 3 marzo di ogni anno.

Hina-ningyo – Wineandfoodtour.it

Durante questo festival, le famiglie espongono una serie di bambole tradizionali chiamate Hina-ningyo che raffigurano una processione imperiale, con abiti tradizionali legati al periodo Heian. Le bambine, dunque, in questa occasione, trasferiscono la loro eventuale cattiva sorte alle bambole.

C’è, poi, lo Shichi-Go-San, il festival giapponese concepito come tradizionale rito di passaggio per le bambine di età compresa tra i 3 e i 7 anni e per i bambini dai 3 ai 5 anni.

L’evento ha luogo il 15 novembre di ogn anno. I piccoli indossano il kimono tradizonale e, insieme ai loro genitori, si recano nei templi a pregare al fine d ottenere la felicità e il benessere di cui hanno bisogno.

Daniela Caruso

Sono laureata in Culture Digitali e della Comunicazione alla triennale e in Comunicazione Pubblica Sociale e Politica alla magistrale. Da anni, lavoro nel mondo digitale e nell'editoria online. Sono appassionata di viaggi, tecnologia, disegno, manga ed anime, ma anche di lettura e scrittura.