Scopriamo insieme cos’è la cottura passiva e se questo metodo può rappresentare un percorso più sostenibile da adottare tra i fornelli.
La cottura passiva rappresenta il futuro dell’ecologia in cucina, in quanto mette a disposizione un metodo utile per risparmiare energia e minimizzare le emissioni di CO₂. Questa tecnica, semplice ma innovativa, sta guadagnando popolarità grazie ai suoi numerosi vantaggi. A questo punto, dunque, ci si può chiedere legittimamente se questo tipo di cottura possa essere, effettivamente, il passo da compiere per essere più green in cucina: cerchiamo di fare chiarezza.
Cos’è la cottura passiva
Prima di approfondire, è importante capire che cosa si intende per cottura passiva. È, in sostanza, un metodo che prevede l’utilizzo del calore residuo per cuocere il cibo, dopo averlo rimosso dal piano cottura.
Barilla, noto marchio di pasta, è un grande sostenitore di questa tecnica. Sul proprio sito, l’azienda spiega che la cottura passiva risale alla metà del XIX secolo e che, nei fatti, permette di risparmiare fino all’80% dell’energia normalmente impiegata, riducendo altresì le emissioni di CO₂.
Il processo è semplice: dopo una cottura attiva di due minuti, basta spegnere il fornello, coprire la pentola e lasciare che il calore residuo completi la cottura.
Il metodo introdotto dallo chef Jacopo Malpeli
Jacopo Malpeli, chef di Osteria del Viandante, ha introdotto la cottura passiva nel 2004 presso l’ALMA, la scuola di cucina di Gualtiero Marchesi.
All’epoca, i vantaggi – sul piano energetico non erano ancora ben esplicitati, ma era evidente che questo metodo, meno stressante per la pasta rispetto alla cottura tradizionale, permetteva di preservare meglio amido e glutine. Di conseguenza, la pasta mantiene non solo una consistenza al dente perfetta, offrendo, nel contempo, un migliore profilo nutrizionale.
Un minore impatto sull’ambiente rispetto alla cottura tradizionale
Pasta Barilla ha studiato questo processo e lo ha adattato alla propria gamma di prodotti, fornendo anche una tabella con i nuovi tempi di cottura.
L’adozione – su larga scala – della cottura passiva potrebbe avere un impatto minore sull’ambiente, considerando che, ogni anno, sono prodotte circa 16 milioni di tonnellate di pasta.
La cottura passiva non è utile solo per la pasta. Secondo Delish, infatti, tale metodo sarebbe ideale anche per cucinare all’aperto, in campeggio o durante escursioni, quando le scorte di gas sono limitate.
Ci sono specifici alimenti – come riso, pesce e diverse proteine – che si prestano bene a questo metodo, mediante il quale si attua, nei fatti, un processo riscaldamento più delicato, ottenendo, alla fine, risultati migliori, in termini di gusto e morbidezza.