Quest’oggi vogliamo rendervi partecipi dell’origine, dell’evoluzione e della lavorazione di un piatto amato in molte parti del mondo: scopriamo le origini della trippa
Purtroppo è credenza popolare errata l’idea che la trippa sia lo “stomaco” dell’animale: mai cosa più sbagliata!
Contrariamente a quanto si possa pensare, la trippa non è una parte dell’intestino degli animali ma è ricavata dalle diverse parti dei prestomaci dei ruminanti (in particolare i bovini). E’ probabile che recandovi in macelleria troviate i nomi più disparati per indicare tagli di trippa distinti. Il rumine, che rappresenta la parte più significativa in termini di quantità, è chiamato “largà” o “mantello”.
Mentre il reticolo, che per la sua forma particolare è chiamato “nido d’ape” o “cuffia”. L’omaso, ha una forma sferica e strati simili a fogli, è invece chiamato “fogliolo”, “centopelli”, “millefogli” o “bibbia”. In ultima analisi, ma non meno importante dal momento che sono considerate le parti più pregiate (come nel caso del lampredotto toscano), ci sono l‘abomaso e il duodeno.
La trippa è stata consumata da diverse civiltà nel corso della storia. Trova le suo origini addirittura nell’Antica Grecia, alcuni secoli a.C., dove veniva cucinata alla brace. Nell’Antica Roma era un ingrediente comune dei piatti tradizionali e spesso era utilizzata per farne delle squisite salsicce.
La sua popolarità crebbe grazie alla disponibilità, al basso costo e alla versatilità in cucina. Con l’espansione delle rotte commerciali, la trippa è entrata a far parte di diverse tradizioni culinarie in Europa, Asia e America.
Il processo di preparazione della trippa richiede una pulizia elaborata e una cottura accurata per ottenere la tenerezza desiderata. La trippa è nota per la sua particolare consistenza, che può variare a seconda della parte specifica della parte utilizzata e del metodo di cottura impiegato. Può essere cucinata lentamente in umido, brasata, bollita o addirittura fritta per ottenere sapori e consistenze diverse.
Nella cucina italiana, la trippa è celebrata in piatti tradizionali come la “Trippa alla Fiorentina” ed il “lampredotto” toscani. La “Trippa alla Romana” nel lazio, specialmente nella capitale dove viene tradizionalmente preparata durante il pasto del sabato. Infatti ancora oggi è possibile trovare cartelli con la scritta “Sabato Trippa” nelle tradizionali trattorie. La “Morzeddhu catanzarisa“, pietanza tipica catanzarese protetta dal marchio Deco (Denominazione Comunale di Origine) servita nel tipico “pitta catanzarisa”, un pane a forma di ciambella schiacciato e povero di mollica.
La maggior parte di essi rappresentano gustosi stufati di trippa lavorati con un connubio di erbe, spezie, odori quali cipolle, carote, sedano e pomodori (passate e pelati), ottenendo un piatto ricco e saporito.
In Spagna, i “Callos a la Madrileña” sono un famoso piatto di trippa cucinato con chorizo, paprika e fagioli bianchi, che offre un profilo di sapore robusto e saporito.
In Asia, la trippa è utilizzata in diverse prelibatezze regionali. Nella cucina cinese, il “Chao Da Chang” è un piatto popolare che prevede la trippa saltata in padella con verdure e salse a base di soia. Nella cucina coreana, il “Gopchang Gui” consiste in una trippa di manzo alla griglia marinata in una salsa piccante, che offre una deliziosa combinazione di sapori. La trippa è utilizzata anche nella zuppa vietnamita “Pho” come ingrediente principale, dando una consistenza unica a questa famosa zuppa di noodle.