Le differenze che intercorrono tra stracchino e crescenza, due formaggi molto amati e utilizzati in cucina.
Spesso i termini stracchino e crescenza sono utilizzati, in modo intercambiabile, ma – in realtà – ci sono delle differenze tra questi due tipi di formaggi. La crescenza, infatti, è prodotta con latte intero o parzialmente scremato e stagionato per sette giorni circa, mentre lo stracchino è prodotto solamente con latte intero, subendo una stagionatura di 20 giorni circa. Scopriamo quali sono e come utilizzarli in cucina.
Tra i latticini più amati, ci sono lo stracchino e la crescenza. Spesso sono confusi tra loro, ma questi due formaggi si differenziano su vari punti di vista. Ciò deriva, sicuramente, dal fatto che sembrano simili, visto che hanno un aspetto molle che li accomuna. Ci sono, però, delle differenze importanti sul lato della produzione.
Lo stracchino, infatti, prende il suo nome dalle “stracche“, termine lombardo per indicare le mucche. Questi animali, sottoposte a una transumanza a 900 metri di altitudine, erano stanche, pertanto il loro latte si presentava scarso di proteine ma, nel contempo, facile da lavorare.
Il formaggio, infatti, era ottenuto in 20 giorni circa di stagionatura. Il sapore dello stracchino è decisamente neutro: infatti, lo si può abbinare a verdure e condimenti, magari spalmato su una fetta di pane o inserito in torte salate. L’utilizzo, dunque, è versatile e con lo stracchino si possono realizzare diverse ricette.
Lo stracchino contiene grassi saturi, proteine, fosforo, vitamina A, B2 e B12 nonché calcio. Lo stracchino è ideale, inoltre, per riequilibrare le funzioni intestinali in quanto ricco di fermenti lattici vivi.
La crescenza è un formaggio molle, a pasta cruda, senza crosta, che fa parte, ad ogni modo, della categoria degli stracchini, della quale, d’altronde, fanno parte anche altri due formaggi molto conosciuti, ossia la robiola e il certosino.
È prodotto con latte vaccino intero pastorizzato, sottoposto a un processo di maturazione che può durare dai cinque ai dieci giorni, nel quale inizia a crescere.
Da questo passaggio, dunque, deriva il suo nome, che si collega, in dialetto lodigiano, a un altro termine, ossia “carsenza” che si riferisce alla focaccia, prodotto che, nei fattti, cresce lievitando.
Il suo gusto, al palato, è molto delicato anche se è più intenso, rispetto a quello neutro dello stracchino. L’aroma, infatti, richiama quello inconfondibile del latte.
La crescenza, inoltre, è ricca di calcio, vitamine A, B1, B2, PP, nonché di minerali, quali il fosforo, il potassio e il sodio.
Di solito, con la crescenza si può mantecare il risotto oppure per farcire focacce, fette di pane o mangiato al naturale, magari aggiungendo un filo d’olio extravergine d’oliva e qualche pomodoro fresco.