Andiamo alla scoperta del Tonburi, il caviale giapponese di inestimabile valore: storia e curiosità sulla pietanza.
Il tonburi sta diventando sempre più famoso, nelle cucine tutto il mondo, in quanto è una tipologia di caviale di terra giapponese che non è composto da uova di pesce, bensì è realizzato a base vegetale. Scopriamo, dunque, insieme a tale pietanza, guardando alla storia e alla curiosità che ho la circondano.
Non è sempre semplice trovare un’alternativa alla carne o al pesce, però, se ci si impegna, qualcosa viene fuori. Un po’ come succede con il caviale, la cui alternativa può essere sicuramente il tonburi, il caviale giapponese a base vegetale.
Tale alimento, d’altronde, negli ultimi anni è diventato un avere propria tendenza a livello gastronomico, in quanto non incide sull’habitat marino, con la pesca di uova di pesce, bensì propone una soluzione sostenibile a quello che è uno dei piatti più amati al mondo. Per questo motivo, è una delle alternative alla cucina gourmet, che si incastona bene in ottica di fine dining.
Il caviale di terra giapponese è composto da sfere lucide e croccanti, che assumono nuance di verde scuro, che spesso è utilizzato sia come condimento che come topping: in sostanza, dall’idea del caviale, anche se non è ottenuto dalle uova di storione. Per questo motivo, è più economico, ma, ad ogni modo, lussuoso, sostenibile e anche cruelty free.
Il capitale di terra giapponese, dunque, è prodotto ad Akita, in Giappone, un composto, in sostanza, dai semi della Bassia scoparia, arbusto che fa parte della famiglia delle Amaranthaceae.
In sostanza, presenta una forma di tipo granulare, declinata in diverse tonalità di verde, con un diametro di circa 1 o 2 mm.
Nel momento in cui i semi raggiungono la maturazione, sono sottoposti ad un processo di seccatura naturale o attraverso l’essiccatore, per poi essere bolliti e risciacquati più e più volte. Dopo tale processo, inoltre, solo decorticati, lucidati e liberati dell’acqua che è rimasta. Per questo motivo, alla fine si ottengono delle sfere croccanti che saranno, poi, confezionate.
In Giappone è uno, tale vegetale e, reso commestibile nel corso degli anni, è collegato alla cucina buddista, definita shojin ryori, caratterizzata da diverse pietanze che utilizzano, per l’appunto, erbe, alghe, verdure e germogli, presentandosi, in sostanza, vegetariana e vegana.
Inoltre, bisogna considerare che nel corso del periodo Edo, gli allevatori e i contadini di Odate consumavano già questo tipo di vegetale, utilizzato anche per realizzare delle scope.
Grazie al perlage che assume, il caviale di terra ha un gusto più erbaceo e meno intenso, rispetto al caviale tradizionale: il sapore, infine, ricorda un po’ quello dei broccoli e dei carciofi. Visto che è meno salino, il consiglio è quello di accompagnarlo all’avocado o di inserirlo all’interno di zuppe ed insalate.