Un liquore a base di anice collegato ai marinai, il Mistrà. Prodotto ancora oggi come tradizione richiede, ha una storia molto particolare, e un bagaglio a livello culturale che lo rendono davvero raro. Scopriamo insieme questo liquore.
Mistrà: il liquore dei marinai
Liquore marchigiano per eccellenza, il Mistrà ha origini ben più articolate di quel che si pensa. La bevanda infatti nasce molto lontano dalle Marche, ovvero in Grecia. I marinai della Serenissima, lo conobbero proprio in Grecia, e ne rimasero colpiti, decisero quindi di portarlo con se a Venezia. Il sapore del Mistrà infatti, molto intenso e deciso, ricorda quello di un liquore di origine Greca, ovvero l’ouzo.
Ma se è stato portato dai marinai a Venezia, perchè è conosciuto come liquore marchigiano? Fabio Busetto, esperto della storia del food veneziano, grazie alle sue tante ricerche ha scoperto il legame della bevanda marchigiana con Venezia e ha fatto luce sulla vera storia. Vediamola insieme.
Storia e origini
La storia che sembra essere più attendibile è quella che colloca la nascita del Mistà a Venezia. A seguito della conquista della città greca Mystrás, da parte della repubblica veneziana, venne importato un preparato simile all‘ouzo greco al quale venne dato il nome della città conquistata. Grazie alle ricerche attente di Fabio Busetto, si è scoperto un qualcosa di ancora più certo e preciso. Lorenzo Tiepolo, doge veneziano di Fermo, aveva un dominio che comprendeva la famosa isola San Giorgio e il suo famosissimo porto, costruito dalla Rocca nel 1267.
Le ricerche hanno portato alla luce un documento rilasciato dal doge, contenente l’originale ricetta del Mistrà. Grazie a questa scoperta si è potuto dare una data alla nascita della bevanda, che sembrerebbe aggirarsi al XIII secolo. La bevanda era preparata all’epoca, con vino di avanzo delle navi e successivamente aromatizzato con erbe dell’Adriatico e della Laguna e anice.
Ma come arriva nelle Marche? Proprio il doge importa questa bevanda un po’ in tutto il Mediterraneo e anche nelle Marche. Ecco perché il Mistrà viene collegata ai marinai, poiché era presente un po’ in tutte le navi. Ora la domanda sorge spontanea: se le origini veneziane sono così evidenti, perché e divenuto simbolo delle Marche?
Dimenticato dai veneziani, salvato dai marchigiani
Nei vari anni del 1800, Venezia fu sotto il dominio francese e consecutivamente, quello austriaco. Questi bloccarono l’utilizzo del Mistrà sulle nevi, che finì presto per andare nel dimenticatoio. La produzione locale venne presto limitata, fino a terminare completamente negli anni ’60 quando, l’ultimo birrificio e l’ultimo liquorificio esistenti nella Giudecca, vennero chiusi definitivamente.
Grazie all’importazione permessa dal doge comunque, il liquore sopravvisse nelle Marche, dove trovo una veloce diffusione. La bevanda era comunque preparata e utilizzata, solo nelle zone contadine, dove per anni si è continuata a tramandare l’antica ricetta. A fine ottocento arriva la svolta quando, Girolamo Vernelli, astuto imprenditore, riscopre l’antica ricetta e crea un marchio tutto suo, il Vernelli, l’Anice Secco Speciale. Questo liquore si diffuse al punto tale da divenire simbolo delle Marche e bevanda tipica.
Dal successo alla rinascita
Grazie all’intraprendenza di Girolamo Vernelli, il liquore all’anice ha avuto un grandissimo successo, tant’è vero che il Mistrà Vernelli è ancora in produzione. Col tempo però sono nati altri noti marchi che propongono la stessa bevanda, uno ad esempio è il Pallini, prodotto inizialmente in una distilleria ad Antrodoco. La distilleria si trovava sul confine tra Abruzzo e Marche, e qualche anno dopo si spostò a Roma. Questo comunque non ha impedito alla distilleria, di produrre il Mistrà come simbolo marchigiano in tutto il mondo.
Ad impegnarsi a riportarlo a Venezia è Fabio Busetto, che insieme ad un piccolo produttore delle Marche, ha ideato una versione del Mistrà più fedele possibile a quella originale. Non è disponibile la vendita al dettaglio, ma si trova solo in alcuni piccoli locali chiamati “approdi“.
Abbinamenti al Mistrà
Il sapore secco e il forte aroma di anice, rendono il Mistrà ideale da essere gustato a fine pasto come digestivo. Associato al caffè aiuta inoltre, ad esaltarne le note di nocciola e cioccolato della bevanda calda. In estate è ottimo da aggiungere ai sorbetti e alle granite, o abbinato ad acqua e ghiaccio per la creazione di long-drink. Il suo forte aroma e la sua composizione naturale lo rendono ideale per la preparazione di bagne e dessert.