Avete mai sentito parlare del paese di Cuccagna? Si tratta di un luogo fantastico, sospeso nel tempo e nello spazio, dove il cibo non manca mai. La felicità è sempre a portata di mano, soprattutto il buon cibo e il buon bere. Tutti mangiano ciò che vogliono e non devono preoccuparsi dei soldi per comprarlo perché il cibo è gratis così come il vino. In questo mondo utopico il cibo non manca mai, non esiste la fame e la sete, la povertà e la tristezza. Tutti sono sempre felici e con la pancia piena.
Siamo sicuri che almeno una volta nella vostra vita avete sentito parlare del famoso paese di Cuccagna, il paradiso dei golosi. Laghi di latte e burro, fiumi di vino bianco o rosso, cascate di cioccolata, alberi di frittelle calde e pioggia di miele. Dal cielo anziché la neve cadono capponi e tacchini ripieni, cotti e ben conditi. Tantissimi forni producono da soli (senza l’aiuto umano) dolci di ogni specie caldi e profumati, ma anche pagnotte di pane croccante pronto per essere imburrato o farcito con salumi e formaggio. Dalle fontane del paese non sgorga acqua, bensì pesci fritti e impanati. Tanto buon cibo e buon vino da mangiare a sbafo finché la pancia non dice basta e il corpo chiede pietà.
Immaginate tutto i cibi che più amate da gustare all’infinito, senza limiti e senza costi. Questa storia di questo mitico e utopico paese di Cuccagna con ogni ben di Dio da bere e mangiare esiste non solo nella letteratura italiana, ma anche in quella straniera. Dalla metà del Cinquecento vengono diffuse stampe con raffigurazioni di questo posto favoloso, alimentando così l’immaginario collettivo.
L’archetipo del paese di Cuccagna è possibile trovarlo nel Decameron di Boccaccio, più precisamente nella novella terza del libro ottavo. Nello specifico si narra che un gruppo di burloni fa credere all’ingenuotto Calandrino che esiste un paese dove ci sono alberi di salsiccia e una montagna di formaggio grattugiato Parmigiano. Dal monte rotolano giù maccheroni e ravioli e mentre rotolano si cospargono di abbondante formaggio grattugiato. E’ probabile che per maccheroni e ravioli Boccaccio intendesse alimenti diversi da quelli moderni. Al suo tempo venivano chiamati maccheroni gli gnocchi e i ravioli erano polpette con pane, carne, uova, formaggio e pasta.
Mentre nella versione italiana, anche post Boccaccio, al centro del mitico paese della Cuccagna c’è sempre la montagna di formaggio con maccheroni e pomodoro, in altri paesi rotolano altre bontà (in Francia ad esempio carne di fagiano e cappone). Ciò significa che nel cuore degli italiani al centro dei desideri c’è sempre la pasta con il formaggio grattugiato.