Ci sono frutti ormai dimenticati come quelli delle sorbole. Probabilmente nessuno di voi lettori ha mai udito questo nome prima d’ora, eccetto gli emiliani che usano questa parola come intercalare per indicare una sensazione di stupore e improvvisa meraviglia.
In passato i frutti dell’albero del sorbo erano tra i più apprezzati e consumati, nonostante il loro sapore aspro. Erano anche considerati un potente amuleto contro gli spiriti maligni e le streghe. Siete curiosi di saperne di più?
Cosa sono le sorbole?
Nella Divina Commedia, più precisamente nell’Inferno, Dante descrive le sorbole come frutti dal sapore aspro e le contrappone alla dolcezza dei fichi. Nell’antichità questi frutti, oggi praticamente dimenticati, erano consumati quotidianamente, ma venivano anche usati per preparare il Sorbolino (un liquore), il sidro, la marmellata, le conserve e le salse.
Ciò che ha facilitato il lento declino del frutto dell’albero del sorbo è il fatto che esso non è commestibile appena raccolto. Le sorbole vanno raccolte quando sono molto mature e anche dopo colte devono essere lasciate maturare per diverso tempo all’interno di cesti di paglia oppure possono essere essiccati al sole. Nel gergo contadino si dice che è necessario “l’ammezzimento”. La polpa del frutto appena raccolto si presenta verde, solo dopo la maturazione cambia colore (un po’ come avviene per cachi e nespole).
Le sorbole sono frutti tipicamente autunnali e sono ricchi di vitamina C, magnesio, potassio, calcio e zinco, ma anche tannini e flavonoidi. Le proprietà di questi frutti già erano note agli antichi Romani.
Il frutto che tiene lontano gli spiriti e le streghe
Le sorbole, al pari delle giuggiole, sono frutti considerati dimenticati che solo chi vive in una realtà contadina e ha una certa età avanzata ricorda ancora. Sono i frutti dell’albero del sorbo (Sorbus domestica) appartenente alla famiglia delle Rosacee. Questa varietà di albero è presente in Asia Minore e in tutto il bacino del Mar Mediterraneo.
Si presentano simili a piccole mele di colore rosso aranciato. L’albero ha un fogliame molto appariscente ed essendo esteticamente bello veniva spesso usato come pianta ornamentale nei giardini delle ville.
Nel Medioevo si diffuse la credenza che le sorbole riuscissero a tenere lontani gli spiriti maligni e le streghe.
La Festa dei Frutti dimenticati
Le sorbole non sono l’unico frutto dimenticato appartenente alla nostra tradizione, ma ce ne sono tanti altri come le giuggiole, i corbezzoli, le corniole e le mele e pere cotogne.
C’è un piccolissimo paese Casola Valsenio che a questi frutti dimenticati dedica addirittura una festa ogni anno ed ha ricevuto anche il titolo di Paese delle erbe e dei frutti dimenticati.
Oggi questi frutti sopravvivono solo in detti e modi di dire come ad esempio l’espressione “ essere in un brodo di giuggiole” oppure l’esclamazione bolognese Sorbole! per dire stupore.