Cucinare con il pomodoro nostrano, genuino e gustoso, conferisce ai nostri piatti un sapore che si riconosce già dai primi bocconi.
Per quanto i pomodori siano tra gli alimenti più apprezzati e anche uno degli alimenti chiave della cucina italiana, questo alimento deve affrontare il problema del clima e dell’invasione di prodotti no made in Italy.
Clima e raccolta dei pomodori
Il pomodoro italiano sta affrontando un periodo di crisi, secondo quanto affermato dalla Coldiretti, la quantità per il raccolto del 2023 sembra che sarà al di sotto della media prevista.
Tutto ciò è dovuto in massima parte ai cambiamenti climatici, alluvioni, grandinate alternate ad ondate di calore hanno colpito in modo pesante le coltivazioni.
Inoltre deve combattere la concorrenza spietata in termini di costi rispetto all’offerta di quello cinese, risulta elevata.
Tale differenza è evidente, ed è dovuta al fatto che i pomodori provenienti dalla Cina sono frequentemente generati a discapito delle più basilari regole di comfort dei lavoratori. Si tratta per lo più di detenuti politici sfruttati o membri della minoranza musulmana Uiguri nell’area di Xinjiang.
Dalla provincia cinese di Xinjiang, dove la comunità uigura è oppressa, giungono decine di migliaia di tonnellate di pomodori alle aziende italiane. In effetti, è corretto che il sugo di pomodoro cinese risulti economico, ma tale vantaggio è ottenuto in modo scorretto e a danno delle prerogative umane.
Malgrado ciò, il pomodoro nostrano nazionale, eredità culturale intangibile dell’intera umanità e proposto per l’inclusione nell’elenco Unesco, è minacciato dall’eventualità di essere sostituito da quello cinese.
Questi carichi una volta che arrivano ad importanti industrie conserviere italiane in fusti di diversi chilogrammi, subiscono una vera e propria trasformazione, con l’applicazione di tubetti o barattoli luccicanti, eliminando così il lavoro forzato degli Uiguri, una minoranza etnica che il governo di Pechino sta opprimendo in modo incessante.
Pomodoro nostrano
Da anni sono evidenti le situazioni dei lavoratori cinesi che, specialmente nell’area di Xinjiang, operano lungo l’intero processo del pomodoro: dalla coltivazione all’impianto di trasformazione. In questa zona si estendono ampi terreni, dove individui di varie età piantano, irrigano e raccolgono pomodori guadagnando pochi centesimi.
Nel frattempo, i pomodori italiani, come riferito da Coldiretti e Filiera Italia, vengono coltivati su una superficie di circa 70mila ettari per produrre salsa. In particolare, la Puglia si pone al primo posto nel Sud dell’Italia per la produzione della salsa “Made in Italy“, con quasi 18mila ettari concentrati principalmente a Foggia.
Allo stesso modo, l’Emilia Romagna è il centro principale del “rosso prezioso” nel Nord, con una superficie di 26mila ettari, di cui più della metà si trova tra Piacenza e Parma.
In tutta Italia, come evidenziato da Coldiretti e Filiera Italia, il ciclo completo di produzione del pomodoro coinvolge circa 7.000 aziende agricole, oltre 100 aziende che trasformano il prodotto e dà lavoro a 10.000 persone. Questo insieme ha generato un guadagno totale di circa 4,4 miliardi di euro nell’anno scorso.
Tempo di raccolta
I tempi sono maturi a che si possa fare la raccolta annuale dei pomodori per fare salsa, Tuttavia l’Italia a causa dei cambiamenti climatici sta avendo problemi, e questo non fa che aumentare il rischio circa la quantità di pomodori che si possono produrre.
Inoltre , è ormai accertato che le importazioni di concentrato di pomodoro in arrivo dalla Cina sono cresciute del 50%. Come appena accennato, questa concorrenza selvaggia è dovuta a un costo più basso ottenuto sfruttando persone destinate alla raccolta.
Coldiretti e Filiera Italia sono concordi nell’affermare che il pomodoro “Fatto in Italia“, da sempre svolge un ruolo essenziale nella dieta mediterranea e nella cucina tradizionale del paese, che è candidata per essere inclusa ‘ nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell’Unesco.
Tuttavia i ritardi nella crescita delle piante di pomodoro e l‘aumento dei costi di produzione stanno mettendo a dura prova i contadini. In effetti il prezzo che i consumatori pagano per i prodotti a base di pomodoro è alto, ma la maggior parte di questo prezzo va alle aziende che li distribuiscono e non agli agricoltori.
L’Italia in passato è stata il principale produttore mondiale di pomodori per l’industria, ma è stata superata dalla Cina, che pratica concorrenza sleale violando i diritti umani e dei lavoratori.
Acquistare il pomodoro nostrano
Un modo per incentivare ed essere di supporto ai pomodori nostrani è come sempre controllare le etichette presenti sulle scatole di conserva.
Infatti su di esse è possibile risalire ad esempio all’anno di produzione, per verificarne la freschezza del prodotto. Inoltre c’è chi lavora per mettere a punto di un sistema che consentirà di individuare, senza che siano possibili dubbi o fraintendimenti, circa la presenza di materie prime non italiane ma bensì cinesi nel prodotto finale.
Per ora non resta che confidare nelle marche italiane più serie e certificate e sul prezzo che se dato al ribasso stracciato, non può essere sinonimo di bontà del prodotto.