Affascinante scoperta storica sotto terra, precisamente al Foro di Cesare è stata scoperta una discarica rinascimentale al cui interno erano presenti numerosi oggetti medici ed effetti personali. Era stata sigillata per smaltire del materiale infettivo.
Il Foro Romano è uno dei siti archeologici più iconici al mondo, ricco di storia e fascino. All’interno di questo complesso archeologico si trova il Foro di Cesare, una sezione particolarmente significativa che porta il nome dell’imperatore romano. Un team di ricerca, guidato da scienziati soprattutto italiani dell‘Università di Aarhus della Danimarca, ha effettuato un’importante scoperta archeologica. Durante gli scavi al Foro di Cesare nel 2021, i ricercatori, coordinati dalla dott.ssa Cristina Boschetti del Center for Urban Network Evolutions (UrbNet), hanno individuato una camera sigillata contenente una discarica medica risalente a 1.500 anni fa.
Foro di Cesare e la statua di Giulio Cesare
Il Foro di Cesare fu costruito da Giulio Cesare tra il 54 e il 48 a.C. come estensione del Foro Romano. Questo spazio fu concepito come una piazza pubblica per scopi politici, religiosi e commerciali, ed era circondato da importanti edifici e monumenti. Il Foro di Cesare rappresentava un’importante dimostrazione di potere e autorità dell’imperatore, sottolineando il suo ruolo di leader nella società romana.
Una delle caratteristiche più significative del Foro di Cesare era la presenza di una maestosa statua di Giulio Cesare, alta ben 4,5 metri (citata dagli antichi autori sotto il nome di Equus Caesaris). Questa statua rappresentava l’imperatore come un eroe divinizzato, simbolo del suo prestigio e del suo controllo sull’impero romano. La statua era posizionata in una posizione prominente, al centro del Foro, a testimonianza del potere e dell’influenza di Cesare.
Costruzione del Foro di Cesare e Tempio di Venere
Dopo aver demolito gli edifici che erano stati espropriati e livellato il terreno, si diede finalmente inizio alla costruzione del complesso. Fu realizzata una vasta piazza rettangolare di dimensioni imponenti, circa 100 metri per 50 metri, con una pavimentazione costituita da lastre di travertino. Lungo tre lati della piazza furono costruiti portici con colonne, mentre sul lato opposto sorgeva un tempio. I portici erano costituiti da due navate e due piani, divise da una fila interna di colonne. Quelli sui lati lunghi finivano con absidi semicircolari ai lati del tempio.
Il tempio, dedicato a Venere Genitrice, fu votato nel 48 a.C., poco prima della battaglia di Farsalo contro Pompeo. La statua di culto, commissionata da Cesare stesso allo scultore greco Archesilao, raffigurava Venere con un amorino sulla spalla e un altro in mano.
La scelta di dedicare il tempio a Venere era significativa poiché la dea era considerata l’antica progenitrice della Gens Iulia, la famiglia di Cesare, che discendeva da Iulo Ascanio, ovvero figlio di Enea e di Venere stessa. Con l’inserimento del Tempio di Venere, Cesare diede alla piazza, originariamente destinata a funzioni amministrative e giudiziari, anche una valenza sacra, enfatizzando le sue origini divine e quelle della sua famiglia.
Scoperta storica sotto terra, ritrovamento nella camera sigillata
Un team di ricerca internazionale, guidato da scienziati italiani dell‘Università di Aarhus in Danimarca, ha effettuato un’importante scoperta archeologica. Durante gli scavi al Foro di Cesare nel 2021, i ricercatori, coordinati dalla dott.ssa Cristina Boschetti del Center for Urban Network Evolutions (UrbNet), hanno individuato una camera sigillata contenente una discarica medica risalente a 1.500 anni fa. La collaborazione tra i ricercatori italiani e i colleghi della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ha permesso di studiare e descrivere dettagliatamente il contenuto di questa straordinaria scoperta.
Durante gli scavi gli scienziati hanno trovato diversi oggetti tra i resti, tra di essi, spiccano recipienti per il trasporto dell’urina, noti come “matule”, che offrono preziose informazioni sulla pratica medica dell’epoca. Inoltre, sono emersi piatti liguri accuratamente decorati con immagini floreali, una casa, una ciotola con scudo araldico proveniente dall’Emilia Romagna, brocche in ceramica adibite all’uso medico, recipienti da cucina, figurine in terracotta, il grano di un rosario, monete e fascette in piombo utilizzate per fissare oggetti o arredi in legno.
Collegamento tra l’Ospedale Fornari e il Foro di Cesare
L’analisi degli oggetti e dei materiali rinvenuti ha rivelato un interessante collegamento con l’Ospedale Fornari. Gli effetti personali ritrovati appartenevano chiaramente a pazienti che erano morti durante il ricovero per delle malattie infettive, come la peste. La presenza di frammenti di legno bruciato e di fascette metalliche suggerisce una pratica comune dell’epoca: quella di bruciare oggetti appartenenti a persone affette da malattie trasmissibili, anche i mobili al fine di evitare la diffusione dell’infezione.
È interessante notare che discariche di questo tipo sono più comuni in associazione con antiche strutture sanitarie e più raramente si ritrovano in contesti domestici. Questo rinforza ulteriormente l’ipotesi che la discarica medica scoperta nel Foro di Cesare fosse collegata all’Ospedale Fornari, fornendo così un’importante testimonianza storica delle pratiche sanitarie dell’epoca.
L’importanza di questa scoperta storica
La recente scoperta archeologica della discarica medica nel Foro di Cesare è di estremo interesse non solo per gli studiosi e gli appassionati di archeologia, ma anche per il modo in cui amplia la nostra conoscenza del periodo rinascimentale a Roma. Mentre gli scavi nella città eterna spesso si sono concentrati sulle epoche più antiche, come l’epoca imperiale romana di circa 2.000 anni fa, il periodo rinascimentale è rimasto in gran parte in ombra.
Questa scoperta apre una finestra sul passato e ci permette di comprendere meglio come i nostri antenati affrontavano le malattie infettive senza le conoscenze e le risorse mediche di cui oggi disponiamo.
È straordinario pensare che i nostri antenati combattevano le malattie senza i vantaggi della moderna medicina, comprese le vaccinazioni. Questa scoperta archeologica ci permette di riflettere sulla determinazione di coloro che hanno vissuto in epoche passate, affrontando le malattie con risorse limitate.