Sin dall’antichità, lo stretto di Messina è sempre stato un luogo pieno di fascino e mistero. Navigare quel tratto, in passato era un’impresa estremamente difficoltosa, perché portava con sé correnti forti e irregolari, oltre che tanti miti e leggende che da sempre perseguitavano i navigatori.
La famosa leggenda di Scilla e Cariddi
Si narra che tanti secoli fa, Scilla fosse una ninfa dalle sembianze bellissime, figlia di Forco e Cartaide. Essa era solita passeggiare sugli scogli di Zancle a piedi nudi. Un giorno, Scilla era sdraiata sulla sabbia, quando sentì un rumore provenire dall’acqua. Apparve Glauco, un essere che in passato faceva il pescatore, ma che fu trasformato in dio marino grazie ad un incantesimo.
Non capendo che cosa fosse, la ninfa iniziò ad urlare, e nel mentre Glauco si innamorò subito di lei. Per far sì che essa ricambiasse, il dio marino corse dalla maga Circe in cerca di un filtro d’amore da far bere a Scilla.
La donna però, che si era invaghita di Glauco e quindi odiava la ninfa, fece un incantesimo terribile. Trasformò la bella in un mostro marino spaventoso a sei teste di cani rabbiosi e ringhianti, con tre file di denti e dodici braccia.
Si dice che Scilla da allora fosse sempre terribilmente arrabbiata, e che l’unico modo per calmarla fosse invocare sua madre Cartaide.
Da quel momento in poi, la ninfa, per la vergogna, si nascose per sempre sotto una roccia dello Stretto di Messina, dove conobbe Cariddi, che governava la costa del lato opposto. Questo era anche lui un mostro marino, ma molto più feroce di Scilla.
I due rimasero lì, uno da una parte e l’altro in quella opposta, e ogni volta che vedevano delle barche attraversare lo Stretto, si scagliavano su di loro con violenza, e divoravano i navigatori.
L’unico che non aveva paura ma era curioso di vedere i due mostri fu Ulisse che si fece legare all’albero della sua nave e si mise dei tappi alle orecchie per non sentire il canto delle sirene.
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Si narra che il primo a parlare di loro fu Omero nei suoi poemi, che raccontò come tantissime imbarcazioni provarono ad attraversare il tratto, e nessuno di loro tornò più.
Fu scritto dopo che i due mostri marini, col tempo morirono e mutarono in roccia, ma da alcuni fu detto che in seguito vennero resuscitati.
Le statue a Messina
Oggi, data l’importanza che si dava ai miti greci e alle loro imprese, i due mostri marini possiedono una rappresentazione in marmo vera e propria, realizzata da Michelangelo, in Piazza dell’Unità d’Italia, a Messina.
È posizionata al centro della Piazza e si chiama Fontana di Nettuno, dove tre personaggi mitologici appaiono in formato gigante. Al centro si trova il dio del mare, Nettuno, alla sinistra c’è Scilla, e alla sua destra Cariddi. Il complesso monumentale vuole esprimere la forza del dio, in grado di governare il mare e di fare ciò che vuole delle creature che lo abitano. Esso tiene ai piedi con le catene Scilla e Cariddi, sconfitti e sofferenti.