Ecco la vera storia di Sant’Agata, tanto amata e venerata dai catanesi.
Dicono che Catania abbia tre personaggi inviolabili: uno è il compositore Vincenzo Bellini, figlio prodigo della città, il secondo è l’Etna, vulcano che ha segnato carattere e temperamento dei siciliani e l’altra figura che rappresenta il luogo è Santa Agata.
La storia
La vera storia di Sant’Agata ha origini nel III secolo. Nata in Sicilia, la giovane donna che apparteneva a una delle famiglie più nobili della sua terra, si consacrò a Dio promettendo castità e devozione assoluta.
Secondo diverse indicazioni tramandate di generazione in generazione, il governatore Quinziano, conoscendo la bellezza e la grande ricchezza di Agata, decise di accusarla per il suo rifiuto di adorare gli dèi e per la sua appartenenza alla religione cristiana. Fu così che la fece imprigionare.
Il governatore, sopraffatto dalla straordinaria bellezza della nobile donna, osò assillarla con proposte indecenti. Agata, indignata, respinse la sua impertinenza, dichiarando che avrebbe preferito morire piuttosto che concedersi all’imperatore.
In risposta, Agata ricevette schiaffi e altre torture ancora più gravi che nel tempo, le provocarono la morte. Si narra che un terremoto abbia scosso la prigione nel momento in cui la giovane donna spirò.
I festeggiamenti
La festa di Sant’Agata a Catania si celebra il 5 Febbraio, giorno in cui le strade vivono un misto di passione, fervore popolare e folclore. La processione di Sant’Agata consiste in una vera e propria sfilata del Santo attraverso i quartieri del centro di Catania. Intorno, tutti i partecipanti portano delle candele di varie dimensioni (le più grandi colpiscono per le loro dimensioni e per la quantità di cera che rilasciano). I fedeli portano con sé anche un fazzoletto bianco che viene agitato al vento nel corso del corteo, mentre tutti in coro strepitano: “Cittadini! Semu tutti devoti, tutti? Cettu, cettu …”.
A Catania vi è la Cattedrale di Sant’Agata dedica appunto a lei e nella pizza del Duomo si trova un’opera monumentale realizzata tra il 1735 e il 1737 da Giovanni Battista Vaccarini, chiamata la Fontana dell’Elefante realizzata con basalto nero e posto su un basamento di marmo bianco. L’elefante è rivolto con la proboscide verso la cattedrale di Sant’Agata. Questa statua è chiamata comunemente u Liotru e considerato l’emblema della città siciliana grazie a una leggenda che narra come un elefante che avrebbe cacciato degli animali feroci durante la fondazione della città stessa.