Andiamo alla scoperta del Salame Napoli, uno dei salumi più amati in Campania: la storia e qualche curiosità.
Il Salame Napoli è il salume più amato in Campania, famoso per la forma allungata che gli è conferita dai produttori, nonché per il sapore dolce che si sente palato. Tale salame può essere mangiato così com’è, su una fetta di pane o n un panino o, in alternativa, può essere utilizzato come ingrediente in diverse ricette, tipiche della gastronomia partenopea, tra le quali possiamo annoverare il gateau di patate, il casatiello, il tortano e altri piatti rustici. Scopriamo, dunque, insieme la storia e qualche curiosità su questo salume.
Salame Napoli, simbolo della gastronomia campana
Nell’ampio panorama dei salumi italiani, il Salame Napoli è uno dei più amati, prodotto con da carni suine, bovine, d’oca e miste.
Tali carni sono tritate – in modo fine – e condite con spezie ed aromi, per poi essere insaccate. Il Salame Napoli, che proviene non solo dalla città di Napoli, bensì dall’intera regione Campania, è particolarmente apprezzato servito, in modo classico, tra due fette di pane, ma anche tagliato a cubetti in tanti piatti della cucina campana.
Il Salame Napoli è molto semplice da riconoscere, in quanto ha la tipica forma cilindrica, il colore rosso brillante con visibili infiltrazioni di grasso bianco.
Le carni utilizzate sono fresche, provenienti da diverse parti del suino tra le quali possiamo annoverare la spalla, la coscia, la pancetta, la coppa e il lombo, le quali, poi, sono macinate a grana medio-grossa.
La consistenza del salame Napoli, inoltre, è molto compatta e – durante la lavorazione – tale salume è sottoposto a processi di affumicatura e stagionatura per almeno 20-30 giorni. Anche se, a prevalere, è il sapore dolce, esistono sul mercato anche versioni piccanti con peperoncino.
La storia del salume campano
Dal punto di vista storico, inoltre, il Salame Napoli è legato all’insaccato di Mugnano del Cardinale in Irpinia, prodotto tradizionale per il quale – nel corso del mese di maggio 2024 – è stato richiesto il riconoscimento IGP.
Prodotto a partire dal XIV secolo, era una pietanza di grande pregio, utilizzato per fare regali o come forma di pagamento in occasioni speciali.
La Campania ha un forte legame culturale con i suoi prodotti alimentari, anche se, ad oggi, nessun salume della regione ha ottenuto la certificazione DOP o IGP, a differenza di altri prodotti della gastronomia campana, tra i quali possiamo menzionare, ad esempio, la mozzarella di bufala campana, i pomodorini del Piennolo del Vesuvio, il Provolone del Monaco, il limone Costa d’Amalfi, la pasta di Gragnano, la nocciola di Giffoni e molti altri.