Spesso le sagre sono l’occasione per accendere i riflettori su specialità gastronomiche che sono tipiche della cultura contadina e questo è proprio il caso della ‘Sagra della Seupa à la Vapelenentse’. Un piatto a base di pane bianco raffermo e fontina che vengono tagliati a fette e disposte una sull’altra, poi bagnate col brodo, coperte di burro fuso e spolverate di cannella per poi essere cotte al forno.
L’evento viene organizzato, come di consueto, nell’ultimo fine settimana di luglio e quest’anno la 56esima edizione della sagra si terrà venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 luglio prossimi. Un appuntamento atteso che contribuisce a diffondere un clima allegro e festoso non solo per l’evento in sé, ma anche per tutti i preparativi che lo precedono che hanno la capacità di unire i cittadini rivolti verso un unico obiettivo: la buona riuscita dell’evento.
Sono proprio tutte le attività di preparazione alla ricorrenza a creare senso di appartenenza e condivisione tra i cittadini del Comune di Valpelline che, come sempre, ospiterà l’evento nell’area delle manifestazioni comunali. Un brio dal quale saranno ‘contagiati’ i visitatori che si caleranno in un’atmosfera di festa caratterizzata non solo dalla famosa Seupa, ma anche da musiche e danze popolari.
Se questa pietanza nasce come piatto povero della cultura contadina, nel tempo e con la riscoperta dei sapori tradizionali è diventato un piatto da consumare nei giorni di festa. La Seupa à la Vapelenentze, seppure rimasta invariata nella preparazione e, quindi, anche negli ingredienti che la compongono, è oggi estremamente ricercata ed è stata assuntoa come simbolo del territorio e mezzo di promozione turistica.
La storia racconta che il pane bianco venisse comprato solo per malati e anziani, visto il costo elevato, per questo nel caso in cui avanzava e seppure raffermo non andava assolutamente buttato, ma riutilizzato. Un piatto che con il tempo ha acquistato sempre più valore e significato, soprattutto per Valpelline dove la ricetta è stata tramandata di generazione in generazione e prevedeva solo l’utilizzo di cavolo verza per la preparazione del brodo.
Nel tempo, però, la ricetta ha subito modifiche e ciascuna zona della Valle d’Aosta ha apportato novità e tra queste: l’aggiunta di pane di segale a quello bianco, l’utilizzo della carne per realizzare il brodo di cavolo versa e l’aggiunta di strati di fontina. È pur vero che per distinguerla da Seupa originaria gli è stato dato un’altra denominazione, viene chiama, infatti, Seupa i plat. (foto prese dal profilo Facebook del Comune di Valpelline)