Dopo oltre 500 anni, a sorpresa sulle sponde del Tevere è riapparso un roditore considerato a rischio di estinzione. I passanti lo hanno immortalato.
Il castoro è uno di quegli animali che risultano essere simpatici per via di quella sua aria cicciotta. Vive soprattutto nell’emisfero Nord dell’Europa, anche se di questi tempi è difficile trovarlo in quanto considerato quasi scomparso per colpa del bracconaggio.
Però, i castori adesso sono tornati sulle rive del Tevere: lo conferma l’Associazione Nazionale Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (ANBI).
Dopo il primo avvistamento risalente più o meno a un anno fa, sono in aumento i segni dei castori sulle sponde del Tevere, come la presenza di corteccia e legno che l’animale divora, i quali non si vedevano dal 1500.
Castoro avvistato lungo il Tevere
Questa volta, oltre alle tracce lasciate dal roditore considerato il più grande d’Europa, ci sono anche le prove delle fototrappole che lo hanno intercettato nella zona di Sansepolcro, nei territori dell’aretino, a quasi 40 chilometri dalla foce del fiume che attraversa Roma, esattamente sul Monte Fumaiolo, all’incirca un anno fa.
Altri e nuovi avvistamenti arrivano direttamente dalla Valtiberina, che si trova al confine con l’Umbria, in un’area ora sotto controllo da parte di esperti e autorità locali.
Da dove arrivano i castori avvistati sul Tevere?
Si ritiene che questi esemplari potrebbero essere arrivati direttamente dall’Austria, dove hanno vissuto per diverso tempo, passando per il Friuli, dove erano stati avvistati anni prima. Gli esperti non escludono che il loro continuo movimento possa portarli più a sud.
Per colpa della caccia, questi mammiferi semi-acquatici sono quasi scomparsi dall’Europa, ma questi avvistamenti a distanza di diversi secoli è a tutti gli effetti un segno positivo.
I tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno sono quelli che hanno notato la presenza di campioni durante le loro attività di monitoraggio dei vari corsi d’acqua per prevenire rischi idraulici.
Cosa dicono in merito gli esperti
Da quando è stata scoperta la presenza di questo nuovo inatteso visitatore, i Consorzi di bonifica adesso hanno un nuovo compito: garantire il perfetto equilibrio tra la conservazione della biodiversità e la sicurezza idrica.
La convivenza in Valtiberina con i castori, in effetti, potrebbe non essere così facile come possa in apparenza sembrare.
Il Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), Massimo Gargano, ha dichiarato: “I castori sono considerati ingegneri ecologici perché possono cambiare drasticamente l’ambiente in cui vivono”.
“Adesso dobbiamo essere bravi a coniugare l’esigenza di sicurezza idrogeologica con la tutela dell’habitat, a partire dal rispetto della vita riproduttiva della fauna locale”, ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI.
“Per noi è una scommessa che dobbiamo giocare tutti i giorni. In Toscana, ad esempio, continuiamo a controllare la diffusione delle specie invasive la cui rapida propagazione desta più di una preoccupazione”.
Il Presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, Serena Stefani, ha voluto sottolineare alcune cose: “Se vogliamo garantire che tutto proceda nel pieno rispetto dei piani è necessario effettuare sopralluoghi puntuali e accurati”.
“Le piante maggiormente danneggiate verranno rimosse al più presto in modo che le acque scorrano in maniera regolare”, ha puntualizzato Enrico Righeschi, referente della Unità Idrografica Omogenea Valtiberina.