La famosa birra dei trappisti in Belgio è prodotta secondo specifiche molto precise dai monaci dell’ordine cistercense. Questo marchio di birra potrebbe scomparire!
Regole sempre più difficili da soddisfare a causa del mancato rinnovamento delle generazioni di monaci o monache trappiste, mettono a rischio la sopravvivenza di questa produzione.
Birre trappiste destinate a scomparire?
Per duecento anni, i monaci trappisti delle Fiandre, che vivono nel Belgio settentrionale, hanno prodotto una birra di alta qualità che è stata apprezzata non solo in patria, ma anche esportata con successo in Olanda, Gran Bretagna, Francia e Italia.
Tuttavia, la diminuzione delle vocazioni, con sempre meno giovani che desiderano affrontare i sacrifici della vita monastica, sta mettendo in crisi questo settore ben noto agli intenditori.
Infatti alcuni di loro potrebbero perdere la loro etichetta per mancanza di successione nelle abbazie. Sembra che ci sia di fatto un calo delle vocazioni che potrebbe rivelarsi una minaccia le birre trappiste in Belgio.
Il futuro del più antico birrificio del Belgio, Westmalle è minacciato dalla mancanza di successione tra i monaci che lo producono. Oltre a’ il quotidiano britannico The Guardian ad allertare sul problema, sono diversi i giornali che ne danno notizia.
Perché l’etichetta “autentico prodotto trappista” può essere apposta sull’etichetta di una bottiglia di birra belga solo se il prodotto è prodotto sotto la supervisione di monaci o monache, all’interno di un’abbazia. Tutti i profitti devono essere altrimenti destinati al mantenimento della comunità religiosa, all’ordine trappista più in generale e alle opere di beneficenza.
Comunità religiosa trappista
Ora et labora. Preghiera e lavoro. Nel silenzio dell’abbazia di Westmalle , tutto indica che il motto benedettino è preso alla lettera. L’imponente chiesa in mattoni rosa incarna la vita contemplativa. Nei pressi è presente una modernissima stalla ospita ben 400 mucche. Mentre una fila di botteghe da modo ai monaci di produrre il formaggio e il pane necessari alla loro sussistenza.
E poi il più antico birrificio trappista, che ha reso celebre il monastero della regione di Anversa. L’Abbazia, come quelle di Orval o di Westvleteren, non è risparmiata dalla crisi delle vocazioni.
Una comunità ancora molto viva, ma dove molti sono troppo vecchi per fare la birra. Fondata da monaci in fuga dalla Rivoluzione francese, la comunità trovò rifugio in una fattoria di proprietà del Vescovo di Anversa. Prima di iniziare a produrre birra nel 1836.
Le regole del marchio di birra trappista
Perché l’etichetta “autentico prodotto trappista” può essere apposta sull’etichetta di una bottiglia di birra belga solo se il prodotto è prodotto sotto la supervisione di monaci o monache, all’interno di un’abbazia. Tutti i profitti devono essere altrimenti destinati al mantenimento della comunità religiosa, all’ordine trappista più in generale e alle opere di beneficenza.
E’ ormai noto come il marchio Achel abbia perso lo status di birra trappista lo scorso gennaio, dopo essere stato acquistato da un imprenditore privato. Gli ultimi due monaci avevano appunto lasciato l’abbazia per quella di Westmalle.
La birra trappista gode di una reputazione di qualità. Poiché non viene prodotta a scopo di lucro, i religiosi usano, ad esempio, il luppolo dei fiori piuttosto che i granuli prodotti industrialmente per produrla. La bevanda guadagna una bella amarezza, ma costa di più.
Le vendite vengono utilizzate anche per aiutare le persone bisognose. È il caso del birrificio Westmalle, che dona parte del ricavato della sua produzione ad associazioni che lottano contro la povertà in Belgio o che migliorano le condizioni di vita degli abitanti delle baraccopoli nei paesi del sud.
È un obiettivo lodevole per questi 40 milioni di bottiglie prodotte ogni anno nell’austerità e nel silenzio propri di questo ordine cistercense.
Tuttavia la crisi in atto potrebbe un domani far si che queste birre siano vendute dai birrifici privati e diventare così… semplici birre d’abbazia.