Sapete quanti tipi di taralli esistono in Italia? Ogni regione ha il suo tarallo tipico, un po’ come il suo piatto tipico. Dolci o salati, sono degli snack spezza fame a cui nessuno riesce a resistere, specialmente se accompagnati da un buon calice di vino oppure da un drink da aperitivo. Pur essendo un prodotto gastronomico tipicamente meridionale, oggi è diffuso ed amato in tutta la penisola, da Nord a Sud, anche se ogni regione ha la sua variante speciale. Scopriamo insieme quanti tipi di taralli esistono.
Un prodotto tipico dell’Italia Meridionale
Quando pensiamo ai taralli subito la mente corre veloce alla Puglia, la regione che li ha inventati. La più antica ricetta, quella originale, risale al 1400 e parla di tarallucci come accompagnamento al vino. Forse per questo è giunto fino a noi il famoso detto “Finire a tarallucci e vino”, che non viene tradotto nel senso letterale, bensì come una disputa finita in amicizia e in convivialità.
Oltre in Puglia dove il tarallo è stato inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani tipici pugliesi (P.A.T.), si fa in Campania, Molise e Basilicata, anche se oggi è possibile gustarlo praticamente in ogni angolo d’Italia.
I taralli italiani regione per regione
Gli ingredienti base del tarallo sono tre: farina 00, sale, olio extravergine d’oliva, acqua. Poi a piacimento si aggiungono altri condimenti e spezie. La Puglia è la patria di questo prodotto gastronomico dove viene mangiato soprattutto nella sua versione salata. Oltre al gusto classico, si trova aromatizzato alla cipolla, ai semi di finocchio, alle olive, al peperoncino, alle cime di rapa e ai pomodori secchi.
I taralli campani sono molto diversi da quelli pugliesi, per forma, gusto, preparazione e aspetto. Sono di dimensioni maggiori e vengono fatti con lo strutto. La ricetta originale è più recente di quella pugliese, risale al 1700. Inizialmente era fatto solo con sugna e pepe, dall’800 anche con le mandorle. Era considerato un cibo dei poveri e c’era una figura specifica che li vendeva che era noto come tarallaro. Oggi a Napoli si trovano anche varianti aromatizzate ai friarielli, ai pomodorini gialli e rossi, alla genovese, alla pizza, al basilico o al limone.
Le versioni meno conosciute
I taralli calabresi sono meno famosi di quelli pugliesi e campani e vengono chiamati squadatiellu. Sono fatti con farina, acqua, olio di oliva e strutto, a cui si mettono anche miele e uova per la variante dolce. A Vibo Valentia nei giorni festivi si preparano dei taralli glassati all’anice chiamati ‘ncinetti.
In Basilicata invece c’è sia la variante salata con il peperone crusco che la variante dolce con zucchero e anice selvatico che vengono cotti al forno (i ficculi). La variante glassata, tipica di Avigliano, risale al II secolo d.C. ed è chiamata mstazzuol cu ru naspr.