Lo sai quante volte, su base settimanale, è possibile consumare la fesa di tacchino? Ecco la risposta degli esperti.
Secondo gli esperti, ci sono delle volte a settimana specifiche in cui si può consumare della fesa di tacchino.
Le origini di questo animale
Il tacchino, il cui nome scientifico è Meleagris gallopavo, è di origini nordamericane e, secondo alcuni studi, dovrebbe derivare da un progenitore simile al fagiano.
Ad avvalorare questa tesi, peraltro, sono i resti di specie simili, risalenti all’incirca a 50 mila anni or sono.
Successivamente, in tempi meno remoti, cioè all’incirca nel corso del Cinquecento, il tacchino si diffuse, prima in Spagna, e poi in tutta Europa.
Il tacchino, quindi, venne facilmente apprezzato nei Paesi europei, forse, anche per il fatto che la pratica dell’allevamento degli animali era già a uno stato piuttosto avanzato.
Comunque sia, bisogna anche ricordare che, ancora al giorno d’oggi, esistono diverse razze di tacchini.
In particolare, i tacchini di dimensioni più grandi sono quelli americani che, in effetti, possono arrivare a pesare addirittura 20 chili.
Per quanto riguarda l’Italia, invece, possiamo trovare le razze di Treviso e di Piacenza e Parma, rispettivamente caratterizzate da un piumaggio scuro e grigio. Poi, ancora, c’è la razza di Romagna che ha un piumaggio bronzato.
Il tacchino, peraltro, è abbastanza presente anche nella cucina italiana. In effetti, è una buona alternativa della carne rossa e può diventare, in particolare la fesa, protagonista di ricette appetitose.
Per esempio, possiamo si possono fare degli ottimi involtini oppure dei deliziosi bocconcini di tacchino, accompagnati con della pancetta.
Inoltre, due secondi piatti da non dimenticare sono il tacchino arrosto e lo spezzatino di tacchino.
Quante volte si può mangiare la fesa di tacchino
Il tacchino, oltre a far parte della nostra cucina, spesso si associa agli Stati Uniti, non solo perché sono le sue vere origini, ma anche perché è simbolo della tradizionale festa del Thanksgiving Day.
In effetti, come si ricorda ogni anno, i Padri Pellegrini, durante il Seicento, riportarono i tacchini in America.
Il tacchino, proprio come il pollo e il coniglio, fa parte del gruppo delle carni bianche. Spesso e volentieri, quindi, si sceglie anche per una dieta ipocalorica.
Il tacchino, in genere, si consiglia proprio per la sua facoltà di prevenire patologie cardiovascolari e ictus.
Da non sottovalutare anche il fatto che, di solito, questa tipologia di carne riduce il rischio di obesità e dell’insorgenza del diabete.
La fesa di tacchino, considerata a tutti gli effetti un salume, è possibile trovarla nei supermercati sia fresca che all’interno delle classiche vaschette.
In effetti, la parte che solitamente si utilizza in cucina è proprio la fesa. Quest’ultima, nella fattispecie, è costituita dai muscoli del petto, disossati e puliti.
Ci sono molte ricette che si possono fare con la fesa di tacchino. Per esempio, si può cucinare una buona fesa di tacchino alla birra, al limone e possiamo servirla anche accompagnata a dello speck.
Inoltre, le calorie della fesa di tacchino derivano essenzialmente per il 90% da proteine e per il 10% da lipidi.
Così, una porzione da 100 grammi di fesa di tacchino possiede 24 grammi di proteine e solo poco più di 1 grammo di grassi.
A questo punto, però, ci si potrebbe domandare quale sia il consumo ideale e da non superare della fesa di tacchino.
Così, a quanto pare, secondo gli esperti, si può inserire nel proprio menù personale fino a due volte alla settimana.