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Pulcinella, Arlecchino e Brighella: tre maschere diverse, ma con un antenato in comune: la maschera di Zanni

Avete mai sentito parlare della maschera di Zanni? Molto probabilmente no, ma sicuramente conoscete Pulcinella, Arlecchino, Pierrot e Brighella. Tutte queste celebri maschere, così diverse tra loro, hanno in comune l’origine: tutte derivano dalla maschera di Zanni. Ma qual è la storia di questa maschera oggi dimenticata e perché ad un certo punto è scomparsa? Scopriamolo insieme.

Chi era lo Zanni?

Cosa hanno in comune Pulcinella, Arlecchino, Pierrot e Brighella? Sono tutti servi. In origine però nel XV secolo non esistono tutte queste maschere di Carnevale, ma c’era solo una: lo Zanni, il servo povero e ignorante originario della Val Padana. Questa maschera di origini bergamasche nasce nell’ambito della Commedia dell’Arte, ma non conosce grande fortuna. Così presto sviluppa sul palco del teatro una doppia personalità, un’ambivalenza: a volte Zanni è sciocco e tontolone e si fa infinocchiare da tutti, fa acrobazie e diverte il pubblico, altre volte invece è astuto, furbo e imbroglione, quasi malvagio.

Maschera Zanni- wineandfoodtour.it

Da questi tratti ambivalenti nascono le altre maschere dei servitori, quelle che oggi tutti conosciamo: i servitori furbi e scaltri come Brighella e Truffaldino e quelli burloni e amanti degli scherzi come Arlecchino e Pulcinella. Mentre lo Zanni sparisce completamente dal mondo delle maschere e dal teatro. Resta però testimonianza anche in una tragedia di Shakespeare intitolata Pene d’amor perdute del 1590. Nello specifico nella seconda scena del 5°Atto si legge “Some carry-tale, some please-man, some slight zany” (tradotto come “qualche spione, qualche leccapiedi, qualche inconsistente buffone Zanni”). Il termine zany usato dallo scrittore inglese sta proprio per Zanni. Come si può ben notare la maschera alla fine del Cinquecento già presenta la sua caratteristica ambivalenza.

L’origine del nome

Zanni altro non è che traduzione in dialetto veneto del nome Gianni. Si tratta di un nome che a cavallo tra Quattrocento e Seicento era diffusissimo nelle campagne lombarde bergamasche e proprio da lì provenivano il numero più cospicuo di servitori dei ricchi mercanti veneziani. Inizialmente questa maschera era solo una comparsa, priva di tratti tipici e di carattere. Successivamente acquistò importanza e un ruolo di spessore nella trama. L’abito era un largo completo bianco di casacca e pantaloni e una maschera completamente nera con naso lungo (come quello della maschera della peste).

Zanni- wineandfoodtour.it

L’abbigliamento, come si può ben notare, ricorda molto da vicino quello di Pulcinella che non a caso deriva dallo Zanni.

Oggi quasi nessuno conosce più la maschera del servo Zanni, ma tutti preferiscono indossare le più note di Arlecchino, Pulcinella e Brighella. Ciò nonostante se volete acquistare una vera maschera veneziana fatta a mano raffigurante questo personaggio la troverete sicuramente nelle botteghe artigianali della Serenissima in diverse varianti di modelli e colori.

Marianna Somma

“So scrivere senza guardare la tastiera. Ma non so guardare la tastiera senza scrivere". Una storica dell'arte votata al copywriting. Svizzera nella precisione, partenopea nell'approccio positivo alla vita.