Pizza fritta napoletana, una vera prelibatezza, direttamente dallo street food napoletano.
Lo street food napoletano ha una lunga storia che risale al periodo greco-romano, quando il quartiere di Spaccanapoli diventò il centro del commercio alimentare e della vita sociale della città. Oggi, questo cibo di strada è diventato un simbolo della cultura napoletana e della cucina italiana.
Lo street food napoletano, infatti, è apprezzato in tutto il mondo per la sua diversità di sapori e la qualità degli ingredienti utilizzati. Piatti come la pizza fritta, la mozzarella in carrozza, gli arancini e le zeppole sono diventati icone della città di Napoli e la loro fama è arrivata al di là delle frontiere.
Pizza Fritta – le origini
La origine della pizza fritta a Napoli è strettamente correlata all’avanzamento della pizza al forno, poiché l’impasto viene copiato da quest’ultima, anche se con piccole differenze. Questa variante della pizza ha raggiunto il suo massimo successo dopo la seconda Guerra Mondiale, durante il periodo di crisi che ha colpito l’Italia e che ha reso questo piatto anche se povero molto nutriente, un pasto essenziale per la popolazione.
In quegli anni, a Napoli era molto difficile trovare gli ingredienti necessari per preparare la tradizionale pizza, come pomodoro e mozzarella non si trovavano oppure erano costosissimi. Cucinare la pizza nel forno a legna era impossibile, poiché molti di questi forni erano distrutti dalle bombe.
Tuttavia, grazie alla creatività dei napoletani, nacque una variante della pizza detta “pizza fritta” o anche “pizza del popolo”. Questa versione necessitava di meno ingredienti, spesso utilizzandosi prodotti scaduti come pezzi di salumi e verdure vecchie di qualità inferiore. L’impasto si gonfiava durante la cottura, dando una sensazione di maggiore sazietà e rappresentava una base perfetta per essere riempita con altri ingredienti.
Gli ingredienti della Pizza fritta napoletana
In origine, la pizza fritta napoletana era divisa in tre varianti distinte: la prima era farcita con ricotta, cicoli e pomodoro.
I cicoli sono i grassi e residui di carne di maiale derivati dalla produzione di strutto; la seconda prevedeva un semplice condimento di pomodoro e provola; infine, la terza variante, chiamata “battilocchio”, era costituita solo dall’impasto fritto, senza alcun tipo di condimento aggiuntivo.
Nel corso del tempo, le farciture della pizza fritta si sono evolute, introducendo anche ingredienti come verdure e salumi, come scarole, friarielli, salame e prosciutto cotto. Oggigiorno, esistono numerose varianti adatte anche per i gusti più golosi: per esempio, ci sono varianti dolci farcite con creme spalmabili o anche con confetture, che sfruttano le proprietà dell’impasto vuoto per creare un piacevole contrasto tra dolce e salato.
Varianti
Non c’è solo la pizza fritta napoletana, esistono anche altri tipi, come la montanara. Questa è originaria della parte montuosa della Campania ed è una pizza fritta vuota all’interno e condita in superficie con il pomodoro, mozzarella, parmigiano e basilico.
La montanara è più morbida rispetto alla versione classica ed è ingolosita dal cubetto di formaggio che si scioglie a contatto con l’impasto bollente. Oggi esistono numerose varianti della montanara, come quelle gourmet con condimenti quali pesto di pistacchi o basilico e alici o sugo alla genovese napoletana.