Vi siete mai chiesti perché i napoletani considerano il Palazzo Sansevero come una casa maledetta? Questa antichissima dimora nobiliare, situata proprio nel cuore del Centro Storico di Napoli, da sempre affascina turisti e residenti ed è al centro di numerose leggende popolari. La sua fama è legata al nome del settimo Principe Sansevero, Raimondo di Sangro, ma in realtà ben prima della statua del Cristo Velato e degli esperimenti del principe alchimista, altri nobili e famosi personaggi hanno abitato le mura di quel palazzo. Siete curiosi di saperne di più?
Circa due secoli prima di diventare la dimora del Principe di Sansevero, il palazzo era abitato da Maria D’Avalos e dal principe di Venosa Carlo Gesualdo. Il 18 ottobre del 1590 il nobile Carlo Gesualdo, proprio tra le mura di quel palazzo, si macchiò di un duplice efferato delitto, uccidendo la bellissima moglie Maria e il suo amante. Maria D’Avalos era una delle nobildonne più belle della città. Dopo solo 4 anni di nozze, si stancò del marito Gesualdo considerato da lei indifferente, per nulla attraente e morboso.
Una sera, durante una festa dell’aristocrazia, conobbe il suo futuro amante Fabrizio Carafa, sposato con Maria Carafa e padre di quattro figli. I pettegolezzi sulla loro tresca amorosa si diffusero a macchia d’olio nei salotti partenopei. Stanco delle umiliazioni, il principe di Venosa Carlo Gesualdo uccise i due amanti colti sul fatto a Palazzo Sansevero. Non si limitò ad assassinarli, ma espose a testa in giù i loro corpi nudi sul portone d’ingresso del palazzo. Da allora si narra che il fantasma della traditrice Maria e del suo bellissimo amante soprannominato non a caso “L’Arcangelo” vagano per le mura della dimora.
Il famoso palazzo situato a Piazza San Domenico Maggiore viene considerato ancora oggi infestato dal fantasma di Maria d’Avalos e del suo amante. Molti servitori da secoli lamentano di udire le urla disperate di una donna che invoca aiuto tra le mura del palazzo. Nel 1889, come descritto da Benedetto Croce, dopo giorni di strane voci e rumori un crollo interessò il palazzo e riguardò proprio la stanza dove i due sfortunati amanti erano stati assassinati.
Secondo la credenza popolare, qualsiasi abitante del palazzo diventa “maledetto” e muore tragicamente. Non migliore sorte infatti capitò due secoli dopo a Raimondo di Sangro che, dopo la morte della madre, fu affidato alle cure del nonno Paolo. Il principe visse e morì in circostanze misteriose proprio in quel palazzo dove amava condurre i suoi esperimenti alchemici e dove in punto di morte ordinò ai suoi servi di fare in tanti pezzi il suo corpo e disporlo per 3 giorni chiuso nella bara perché a tempo debito lui sarebbe tornato in vita sano e in salute. Purtroppo, secondo la leggenda, la famiglia del principe era all’oscuro del rito e aprì la bara prima del dovuto e Raimondo gettò solo un urlo ma non tornò in vita.