Un’esperta di galateo ci suggerisce di non utilizzare l’espressione “buon appetito” quando si vuol augurare un ottimo pranzo o cena: le motivazioni.
Riflettendo sull’importanza delle buone maniere a tavola, emerge una particolare curiosità: perché l’espressione “buon appetito” è considerata poco appropriata? Shubha Rabolli, illustre docente e vicepresidente dell’Accademia Italiana di Galateo, nonché autrice dell’opera “Galateo per teenager” edita da How2 Edizioni, ci offre una spiegazione articolata, distillata da capitoli che approfondiscono l’arte del comportamento a tavola, tra consigli su cosa è opportuno dire e cosa è meglio evitare.
Non dire “buon appetito”: la spinosa questione
La motivazione principale per cui dovrebbe evitare di augurare “buon appetito” risiede nel buon senso: tale formula, infatti, tende a focalizzare eccessivamente l’attenzione sull’atto del nutrirsi e sul cibo in sé, trascurando, nei fatti, l’essenza del pasto condiviso: il convivio, il piacere dell’essere insieme e l’arricchimento della conversazione.
Shubha Rabolli sottolinea l’importanza dell’allestimento del tavolo in contesti formali, dove la disposizione alternata di uomini e donne ha come scopo quello di promuovere uno scambio dialogico il più inclusivo possibile.
Le radici storiche dell’espressione
Oltre al buon senso, esistono motivazioni storiche per le quali è sconsigliabile utilizzare l’espressione “buon appetito”. Una delle più note si ricollega a Carlo Magno, il quale, durante i banchetti annuali destinati alla servitù, inaugurava gli eventi con questa espressione, che però celava un’avvertenza piuttosto che un augurio: un invito a saziarsi in quell’occasione, data l’incertezza su future simili opportunità.
Un altro episodio storico riguarda Luigi XVI, il cui uso di “buon appetito” presso la corte aveva una connotazione intimidatoria: gli chef reali lo pronunciavano per incitare gli ospiti a consumare interamente quanto preparato, onde evitare di arrecare dispiacere al monarca.
Non va, inoltre, dimenticato che un tempo l’espressione era rivolta anche ai condannati a morte, aggiungendo così, a tal espressione, un ulteriore livello di inopportunità.
Le alternative da pronunciare al posto di “buon appetito”
Tra i possibili sostituti di “buon appetito“, non possono essere annoverati, ad esempio, “buon pranzo” o “buona cena“, in quanto – come chiarisce la stessa Rabolli – tali formule non costituiscono valide alternative, poiché – anche in queste – ci si focalizza, ancora una volta, sul cibo piuttosto che sull’elemento conviviale.
Esiste, però, un’eccezione: in ambito familiare o in occasioni informali, dove la tradizione gioca un ruolo fondamentale e il galateo tende ad adattarsi, l’uso di “buon appetito” è tollerato. Pertanto, non dovremo avere “paura” di pronunciare tale espressione in un contesto informale, secondo quanto sostiene il Galateo.
L’arte di iniziare un pasto
Per quanto riguarda l’inizio di un pranzo o di una cena secondo il Galateo, Rabolli suggerisce di effettuare un semplice gesto, idealmente compiuto dall’ospitante, che può oscillare da un brindisi augurale (evitando il “cin-cin”) a un discreto inizio del pasto senza alcun annuncio, in particolare durante eventi di alta formalità.
Tale approccio era rigorosamente osservato anche a Windsor, dove il pasto iniziava solo dopo che la Regina Elisabetta aveva cominciato a mangiare, in un rispettoso silenzio.