Perché i datteri di mare in Italia sono illegali? È vietato raccoglierli dai mari italiani dal 1998.
Sono considerati una prelibatezza ed è vietato categoricamente pescarli dai nostri mari dal lontano 1998. Scopriamo insieme il perché.
Cosa sono i datteri di mare
È possibile che qualcuno ancora non sappia cosa sono i datteri di mare, quindi per prima cosa chiariamo questo dubbio. I datteri di mare sono molluschi bivalvi, ovvero dei molluschi racchiusi all’interno di due conchiglie, ad esempio come le cozze, le vongole delle palme.
Mente non hanno nulla a che vedere con il frutto della palma, ovvero il dattero. L’unica cosa che hanno in comune è la forma: allungata ed ovale e il colore che tende verso il marrone scuro.
I datteri di mare sono considerati un eccezionale alimento, prelibato e pregiatissimo ma è difficilissimo trovarli in commercio. Non è possibile mangiarli né all’interno dei ristoranti, ne è possibile comprarli in pescheria (o comunque non si potrebbe fare).
Questo perché la realtà dei fatti è un po’ diversa e il motivo è molto semplice: pescarli in Italia è illegale. Il motivo alla base di tale decisione è stata presa dalle istituzioni e la motivazione è molto seria.
Perché è illegale pescarli
In Italia la raccolta dei datteri di mare nei mari è vietata dal 1998. C’è chi pagherebbe moltissimo pur di riuscire a mangiarli e questo proprio perché la loro pesca nel Mar Mediterraneo è illegale e sono vietati nei ristoranti.
La richiesta di questo mollusco però viene presa in considerazione invece di essere ignorata, infatti i datteri di mare purtroppo vengono ancora pescati. Anzi, per la precisione, è giusto dire che vengono depredati da parte di pescatori che compiono l’atto illegalmente.
Ma per quale motivo il dattero di mare è vietato e perché la sua raccolta in Italia è diventata illegale? Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e spiegare che i Lithophaga Lithophaga (nome scientifico del mollusco) vivono nel loro stadio di larva, ovvero quando sono ancora piccini, liberamente nelle acque, proprio come i pesci. In seguito però, quando diventano adulti, si fermano. È a questo punto che decidono di attaccarsi alle rocce attraverso quella barbetta che loro stessi producono.
Per cui raccogliere i datteri di mare equivale a dire strapparli via dalle rocce alle quali si sono aggrappati. Ciò significa che la roccia, per evitare di rovinare e maltrattare il mollusco bivalve, viene aggredita con picconi, martelli pneumatici o martelli normali. A volte addirittura con delle piccole cariche esplosive per cercare di aprire dei piccoli varchi all’interno delle rocce.
A questo punto è chiaro che tale operazione porti gravi danni all’intero ecosistema marino. Di fatto in questo modo si desertificata l’ambiente acquatico e si distrugge la biodiversità. In poche parole è un vero e proprio disastro ambientale che tanti ancora non considerano, visto che ad oggi si verificano ancora sequestri di datteri di mare da parte delle forze dell’ordine a pescatori illegali che poi rivendono la merce a peso d’oro.