Nel periodo natalizio è difficile non udire per le strade di Napoli il suono inconfondibile delle zampogne. Nell’immaginario collettivo odierno zampine e festività natalizie rappresentano un binomio indissolubile. In realtà non è sempre stato così e le origini dei zampognari si perdono nella notte dei tempi, ben prima dell’era cristiana.
L’etimologia della parola ci consente di scoprire molto sulla storia di questo strumento musicale. Il termine deriva dal greco e indica un tipico strumento a fiato costituito da un otre in pelle e da una o più canne. In italiano volgare veniva chiamato “sampogna”.
Gli antichi romani, tra cui l’imperatore Nerone, suonavano l’utriculus, uno strumento legato alla simbologia del dio Pan. Si trattava di uno zufolo di canne suonato durante le celebrazioni pastorali. Nei secoli successivi i pastori, durante la transumanza, erano soliti portare con sé le zampogne, fatte di pelle di capra e legno, che suonavano per rallegrarsi quando erano lontani da casa. Talvolta scendevano dai monti in paese per esibirsi in coppia intonando canti, specialmente nel periodo natalizio. Questa tradizione è poi continuata sino ai giorni nostri al punto che i zampognari figurano tra le tipiche statuette del presepe napoletano sin dal ‘700.
Fu proprio nel ‘700 che si diffuse a Napoli la tradizione dei zampognari per le strade e i vicoli della città nel periodo natalizio. Fu l’avvocato prelato Alfonso Maria de’ Liguori a diffondere questa usanza. Lui raggruppava i lazzaroni (poveri) per strada in piccoli gruppi canori facendoli intonare con la zampogna “Tu scendi dalle stelle” (brano divenuto poi un cult della scaletta natalizia).
Della famosa zampogna esistono diverse varianti. Le più note sono le ciaramelle. Il termine deriva dal latino calamilla e dal greco kalamos ed indica un antichissimo oboe. Nella Calabria meridionale sono diffuse le zampogne a paru (anche a Nebrodi e Peloritani), mentre altrove troviamo le zampogne a chiave.
Come nella realtà, anche nel presepe napoletano gli zampognari sono due, sempre in coppia: uno più giovane (il ciaramellaro), allegro, esuberante, vestito in verde e uno più anziano con abiti scuri (lo zampognaro) che forte delle sue esperienze di vita tiene a bada il giovane nella sua irruenza e voglia di vivere. Rappresentano l’emblema della povertà, la semplicità e la purezza d’animo e nel presepe, come i Re Magi, sono destinati ad adorare il Bambino.
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