Quante volte hai sentito l’espressione “non farti infinocchiare”? Molte persone conoscono questa famosa frase e il suo significato, ma ne ignorano la vera origine. Il verbo “infinocchiare”, come si legge nell’Enciclopedia Treccani, significa ingannare, imbrogliare qualcuno o raggirando facendogli credere qualcosa che in realtà non è. Questo termine era ampiamente usato in passato come oggi e lo ritroviamo anche in romanzi storici famosi come I Promessi Sposi di Manzoni. Una volta chiarito il suo significato, scopriamo insieme da da dove deriva la celebre espressione “non farti infinocchiare”.
Farsi infinocchiare, un modo di dire nato nelle osterie
L’Italia è una terra magnifica, piena di detti e proverbi legati al mondo della gastronomia. Una delle più interessanti e famose è sicuramente l’espressione farsi infinocchiare che oggi viene usata per indicare qualsiasi azione truffaldina compiuta ai danni di qualcuno, ma che in origine aveva un significato ben preciso legato al modo furbesco di lavorare degli osti.
Come si può ben immaginare, questo modo di dire deriva dalla parola finocchio, un ortaggio dotato di particolari qualità. Il Foeniculum vulgare, comunemente conosciuto come finocchio, è un potente digestivo, capace di sgonfiare e depurare, ma anche rafforzare le difese immunitarie. Queste non sono le uniche proprietà di questo ortaggio poiché contiene anche una sostanza chiamata anetolo che gli conferisce quel sapore distintivo e immediatamente distintivo e che è in grado di sovrastare tutti gli altri sapori e odori.
Perché nasce quest’espressione e qual è il suo legame con il mondo del vino?
L’espressione “non farti infinocchiare” nasce quindi nel mondo delle osterie ed è strettamente collegata alle virtù del finocchio. Già all’epoca degli antichi Romani, ma soprattutto durante il Medioevo, nelle osterie l’oste era solito dare da mangiare al cliente un finocchio prima di servire un vino andato a male. Si trattava di un modo furbo, disonesto ma decisamente ingegnoso di vendere anche il vino diventato ormai aceto.
Le proprietà anestetizzanti delle mucose della lingua conferite dal finocchio rendevano bevibile qualsiasi vino, anche quello ormai da buttare. L’oste quindi “infinocchiava il cliente“ovvero truffava il bevitore di turno semplicemente dando del finocchio prima di un vino diventato aceto. Il cliente non si rendeva minimamente conto del cattivo odore e sapore di aceto del vino andato a male, ma lo beveva di buon grado dopo aver mangiato il finocchio crudo.
Nata quindi come espressione legata ad un determinato modo di truffare il cliente da parte dell’oste, oggi “non farti infinocchiare” si dice ogni qual volta che si vuole intendere un’azione truffaldina.
Prima di bere un qualsiasi vino quindi è bene ricordare di non mangiare mai prima il finocchio che ne altera la percezione del sapore e dell’odore.