Ci sentiamo continuamente ripetere che “il miele non scade”, ma quanto è vera questa affermazione? Reperti storici e composizione chimica ci rivelano la verità su questa affermazione.
Il miele scade?
A dir di molti il miele non scade, eppure quando lo acquistiamo al supermercato sulla confezione viene riportata la data di scadenza. Ma quindi il miele scade o no? Prima di dare risposta a questa domanda, vogliamo prendere in esame alcuni reperti storici che potrebbero dare risposta al quesito. Nell’antico Egitto, il miele veniva utilizzato nella medicina e nell’alimentazione delle caste più elevate, ma anche per rituali, come ad esempio quella della mummificazione. Proprio per quest’ultimo motivo, durante alcuni scavi archeologici e durante l’esplorazione di tombe e piramidi sono stati ritrovati vasetti di miele.
La cosa sorprendente è che pur avendo migliaia d’anni, il miele presente nei vasetti era ben conservato. Sapore, colore e consistenza erano molto simili a quelle del miele fresco. Quindi la risposta alla domanda su citata, sembra essere proprio che il miele non scade. Ma perché allora sui vasetti del supermercato viene riportata la data di scadenza? Per legge su ogni alimento deve essere riportata ed identifica
“la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione”
– legge nell’articolo 8 del D. Lgs 23/06/ 2003 n. 181.
Il che significa che un prodotto potrebbe conservarsi anche per meno tempo o maggiore, se fatto secondo alcune determinati criteri.
Perché il miele non ha scadenza?
Principalmente il motivo per il quale il miele non scade è dovuto alla sua composizione chimica. Esso è infatti quasi totalmente privo di acqua e questo è già un fattore che ne determina la longevità. Poca acqua infatti rende il prodotto un terreno poco fertile per i batteri e le muffe. A questo però ci sono da aggiungere anche altri fattori. Come ben sappiamo il miele è ricco di zuccheri ed è proprio per questo che lo utilizziamo come sostituto del saccarosio tradizionale. Come incide questa caratteristica sulla conservazione del miele? Gli zuccheri naturali presenti nel prezioso alimento dorato, lo rendono igroscopico, ovvero è capace di assorbire l’acqua presente nell’atmosfera, letteralmente disidratandola.
C’è però un’altra caratteristica molto rilevante, ovvero la presenza di alcuni enzimi che danno vita ad una specifica reazione. In particolare l’enzima responsabile è la glucosi-ossidati che trasforma appunto il glucosio naturalmente presente nell’alimento, in acqua ossigenata. Qualcuno forse si allarmerà pensando che sia tossica per noi, ed invece non dobbiamo avere paura. La quantità d’essa è talmente irrisoria da non essere un problema per la salute, ma la rende indispensabile per la conservazione del miele. Questo enzima rende il miele a ph acido ( 3/4,5 ) che rallenta la proliferazione di batteri, ma in molti casi non la permette proprio.
Queste dunque sono le motivazioni che rendono il miele molto longevo, ma noi da parte nostra come possiamo conservarlo più a lungo possibile?
Come conservare il miele
I vasetti ritrovati come reperti archeologici ci danno un po’ le linee guida al riguardo. Il miele è stato ritrovato essenzialmente nelle tombe, quindi in luoghi freschi, asciutti e bui. Vi ricorda qualcosa? La luce del sole è spesso responsabile della metamorfosi degli alimenti, soprattutto quelli in barattolo. Quindi per poter far si che il miele si conservi al meglio e per un periodo più lungo possibile, dobbiamo seguire essenzialmente questi consigli: chiudere bene il barattolo ogni volta dopo l’uso, tenerlo in un luogo fresco, asciutto e buio (solitamente la dispensa).