Mad Honey: alla scoperta del miele allucinogeno dell’Himalaya raccolto da coraggiosi alpinisti: storia e qualche curiosità su tale prodotto.
Esiste un miele unico al mondo, conosciuto per le sue proprietà allucinogene e tossiche, che intervengono, qualora sia consumato in eccesso: anche la raccolta dello stesso miele, inoltre, comporta diversi rischi. Tale miele è prodotto ad alta quota da api giganti dell’Himalaya e raccolto dai coraggiosi “honey hunters” che rischiano la vita per procurarselo. Scopriamo, dunque, la storia e qualche curiosità su questo pregiato e “pericoloso” miele.
Mad Honey, il miele allucinogeno dell’Hilamaya
Esistono tante varietà di miele, dalle più comuni alle più pregiate e rare: tra queste, c’è sicuramente il miele più costoso al mondo, chiamato “Mad Honey“, prodotto straordinariamente raro che è tanto prelibato, quanto rischioso e pericoloso per diversi motivi.
Tale varietà proviene dalle vette del Nepal: se consumato in piccole dosi, agisce come allucinogeno, ma se assunto in grandi quantità può diventare tossico e causare avvelenamento.
I “cacciatori di miele” rischiano la vita per raccoglierlo, visto che scalano per raggiungere gli alveari situati in zone impervie, come descritto nel film “Il ragazzo e la tigre” di Brando Quilici, nel quale i protagonisti visitano una delle comunità di honey hunters che raccolgono il Mad Honey dalle pendici dell’Everest.
Il miele prodotto dall’ape himalayana
Sulle vertiginose cime dell’Himalaya, a oltre 2.500 metri d’altezza, vive l’ape himalayana, che, in sostanza, è la più grande al mondo della sua specie, visto che è lunga 3 centimetri.
Tali api, conosciute scientificamente con il nome di Apis laboriosa dorsata, costruiscono enormi alveari e producono il Mad Honey raccogliendo il nettare da diverse piante, tra le quali ci sono le azalee e i rododendri, che contengono una tossina chiamata grayanotossina, che conferisce al miele un caratteristico colore rossastro scuro.
La raccolta del Mad Honey è molto rischiosa, in quanto avviene su pareti rocciose a picco, situate oltre i 2.500 metri. Gli honey hunters del posto, che utilizzano scale di canapa o di bambù lunghe fino a 200 metri, affrontano tali scalate senza protezioni, al fine di raccogliere i favi dopo aver stordito le api con il fumo.
Da prodotto sacro a commerciale
Solo due etnie, i Kulung e i Gurung, custodiscono, ancora oggi, i segreti di tale antica pratica, considerata un vero e proprio percorso sacro. La tradizione vuole che solo chi sogna lo spirito custode delle montagne possa raccogliere il miele senza subire conseguenze.
La pratica degli honey hunters – inoltre – ha ispirato anche il cinema, visto che sono stati realizzati documentari come “The Last Honey Hunter“, uscito nel 2017.
Ne corso del tempo, la vendita del Mad Honey ha accantonato l’aspetto spirituale della raccolta, visto che il prodotto è diventato molto ambito, tanto da raggiungere prezzi elevati sul mercato nero. Infine, l’aumento della raccolta commerciale sta minacciando la sostenibilità di tale tradizione e l’equilibrio ecologico delle api.