Leggere le etichette degli alimenti che acquistiamo è molto importante, ma spesso sottovalutato. Questo si rivela specialmente utile durante l’acquisto di frutta e verdura. Soprattutto controllare questo specifico dettaglio sull’etichetta dei limoni può rivelarsi fondamentale.
Leggere le etichette
Spesso acquistiamo gli alimenti “alla cieca” cioè senza leggere le etichette. Queste in realtà contengono indicazioni fondamentali per sapere gli ingredienti, tra cui i coloranti e i conservati utilizzati. Quando acquistiamo frutta e verdura le etichette indicano importanti dettagli su pesticidi e sostanze chimiche utilizzate nella coltivazione. Questi fattori possono rendere la buccia di frutta e verdura edibile o meno.
Si rende particolarmente utile leggere le etichette quando si acquistano arance e limoni. La buccia di questi agrumi è infatti utilizzata molto spesso per la preparazione di dolci, oppure viene utilizzata al naturale, grattugiata per insaporire piatti di pesce, carne, pasta eccetera. Dobbiamo quindi necessariamente imparare a leggere le etichette per capire se queste bucce sono edibili o meno.
L’etichetta dei limoni
Pochi sanno che l’etichetta di limoni e arance rivela se la loro buccia è edibile o meno. Probabilmente non ci siamo mai posti questo quesito e abbiamo sempre utilizzato la buccia, soprattutto del limone, nelle nostre preparazioni. Questo però potrebbe essere deleterio per la salute, perché? La buccia degli agrumi viene spesso spruzzata con delle sostanze chimiche per preservarne l’aspetto o per far deteriorare il frutto in modo più lento. Questo era particolarmente vero nel passato quando per far questo erano utilizzate sostanze chimiche simili alla paraffina. Nel 2011 però, il regolamento dell’Unione Europea è stato modificato e questi agenti chimici sono stati vietati ad esclusione del tiabendazolo, concesso tuttavia, solo come antiparassitario e fungicida. A questa sostanza si unisce alche l’imazalil concesso come fungicida.
Sulla superfice degli agrumi vengono invece utilizzate cere naturali come la cera d’api identificata con il codice E 901 sull’etichetta. Altra cera naturale è quella di carnauba, ottenuta appunto dall’omonima pianta e denominata sulle etichette con la sigla E 903. Per mantenere l’aspetto della buccia esterna invitante, viene utilizzata anche la gommalacca ottenuta dalla secrezione di alcuni insetti, identificabile con la sigla E 904. La cera d’api e la gommalacca tuttavia, possono rivelarsi un problema per i vegani.
Saper riconoscere queste sigle comunque può essere utile a tutti, ma se qualcuno non sa riconoscerli molto semplicemente è obbligo da parte dei produttori riportare sull’etichetta una specifica dicitura, vediamo qual è.
Obbligo per i produttori
La legge obbliga i produttori a riportare sulle etichette, non solo i trattamenti utilizzati durante la coltivazione con le sigle su indicate, ma anche a menzionare se la buccia è edibile o meno. In Italia, la scritta “buccia non edibile” è menzionata solo se i frutti sono stati trattati con imazalil. Questo è facile da decifrare nei limoni acquistati in rete, ma che dire dei limoni e delle arance vendute sfuse? In questo caso purtroppo l’obbligo da parte dei negozianti decade, rimane solo al produttore che lo indicherà sulla cassetta di vendita.
Tuttavia alcuni mercanti ritengono moralmente giusto indicare sull’etichetta di esposizione “buccia non edibile”, nel caso in cui i frutti sono appunto trattati con imazalil, come indicato nella cassetta acquistata dal produttore. Questo però rimane a discrezione del venditore, quindi è sempre meglio optare per limoni biologici o per quelli venduti in imballaggi o retine, così da poter essere certi dell’commestibilità della buccia.