Carnevale 2024 è alla porte, siete curiosi di conoscere quali sono le maschere tipiche del Carnevale veneziano? Dalla Bauta alla Moneta, dal Bernardon alla Gnagna, da secoli i travestimenti tipici veneziani sono sempre gli stessi. Scopriamo insieme il significato di ogni maschera tipica veneziana.
Il Mattacino e la Bauta
Il Mattacino è una delle più famose maschere veneziane. Si presenta come una specie di pagliaccio capace delle più stravaganti bravate e artefice di terribili scherzi ai danni di sconosciuti, ma anche di amici, familiari e persino innamorate. Vestito inizialmente di bianco, poi successivamente con un abito multicolore, il Mattacino era solito lanciare uova profumate contro i passanti usando le fionde.
La Bauta è probabilmente uno dei simboli più inconfondibili del Carnevale veneziano. Si tratta di una maschera bianca rettangolare indossata sempre insieme al cappello a tre punte veneziano (il cosiddetto “tricorno”) e ad un lungo mantello di seta o velluto. Rispetto ad altre maschere, la particolarità della Bauta è che consente a chi la indossa di bere e mangiare senza mai doverla togliere e scoprirsi il volto.
Il nome Bauta deriva dal verbo tedesco “Behüten” che significa proteggere”. Non a caso consente a chi la indossa di celare benissimo la sua identità da sguardi indiscreti perché non è una semplice maschera bensì un vero e proprio travestimento completo.
Benché questa maschera abbia conosciuto la sua massima fortuna tra il XVII e il XVII secolo, era già nota secoli prima (la sua prima attestazione storica risale al XIII secolo).
La Moretta, maschera del Carnevale veneziano
La Moretta è una maschera tipica veneziana riservata esclusivamente alle donne. Il nome di questa maschera deriva dal dialetto veneziano (più precisamente dal termine “moro” che significa scuro) ed è sicuramente riferito al velluto scuro che ricopriva la maschera.
Era una potente arma di seduzione femminile poiché risaltava l’incarnato pallido e i capelli ramati naturali o tinti delle donne veneziane. La Moretta però era una maschera priva di bocca e quindi “muta“. Veniva tenuta in equilibrio attraverso le labbra senza l’uso di lacci o asticelle. Se il viso era celato e le labbra sigillate, non lo era però il resto del corpo, perché l’abito tipico prevedeva una profonda scollatura detta veneziana che lasciava intravedere le forme dolci e morbide dei seni.
Il medico della peste e la Gnagna
Un’altra celebre maschera del Carnevale veneziano è quella del medico della peste. Si riconosce immediatamente per il lungo becco, gli occhiali e la lunga tunica nera. Si tratta dell’abbigliamento tipico dei medici della peste che, dopo aver visitato gli appestati, decidevano di mandarli a morire nel Lazzaretto. Spesso questa maschera indossa anche un bastone perché i medici della peste lo usavano per non toccare i pazienti e infettarsi a loro volta.
Tra le maschere tipiche veneziane femminili c’è anche la Gnagna. In realtà ad indossarla erano sempre e solo uomini che in questo modo potevano girare in abiti femminili indisturbati per i vicoli della Serenissima. La maschera ha le fattezze di un gatto (non a caso “gnau” in dialetto veneziano significa miao). La gatta quindi era un uomo travestito da donna che doveva atteggiarsi anche nelle movenze nel ruolo di popolana veneziana mentre emetteva miagolii striduli.
Una altra maschera veneziana meno nota delle altre, ma altrettanto caratteristica è quella del Bernardon, un vecchio mendicante pidocchioso con il volto pieno di rughe. I segni sul suo viso mostravano tutti i vizi della sua gioventù. Il corpo era coperto di stracci sudici e aveva vistose ferite sanguinanti sul corpo.