Avete mai provato le minne di Sant’Agata? Questo dolce tipico catanese è dedicato alla Santa Patrona della città, Sant’Agata, che si festeggia il 5 febbraio. Si tratta di piccole cassatine farcite di ricotte e coperte da una bianca e candida glassa sormontata da una ciliegina rossa. In dialetto siciliano sono chiamate “minnuzzi ’i sant’Àjita” o “minnuzzi ’i Vìrgini”. Siete curiosi di conoscere la storia di questo dessert provocante e lasciavo? Scopriamola insieme.
Questi deliziosi pasticcini di forma semisferica ricordano in tutto e per tutto la forma del seno femminile. Ecco perché vengono chiamati “minne“. Nello specifico si tratta di un dolce realizzato dalle monache dei conventi in onore di Sant’Agata, vittima di martirio. Non è un caso se la forma e il nome del dolce ricordano il seno di una donna, perché non si tratta di un seno generico bensì di quello della Santa Patrona della città di Catania: Sant’Agata. Oggetto del suo martirio fu il suo seno, ecco perché questo dessert catanese si chiama così e ha questo forma lasciva e provocante.
Ovviamente bisogna pensare che non c’è nulla di cui scandalizzarsi, anche perché a inventarlo, secondo la credenza popolare, furono proprio le religiosissime monache di clausura secondo le quali non c’era modo migliore di “entrare in contatto” con la Santa ed onorarla se non quello di mangiare il suo seno sotto forma di dolce. Eppure stupisce ancora che in un paese super cattolico e conservatore come la Sicilia sia stato inventato questo dolce a forma di minne. Anche nel celebre romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa c’è un passo in cui un personaggio si scandalizza per le minne di Sant’Agata e le considera una profanazione della Santa.
Si narra che Agata, prima di diventare Sant’Agata, fosse una fanciulla catanese di rara bellezza, appartenente ad una rinomata famiglia benestante di origini nobili. Quinziano, proconsole della città di Catania, dopo aver visto la giovane se infatuò perdutamente di lei e chiese la sua mano per averla come moglie. La giovanissima Agata, non ancora quindicenne, aveva però già deciso di sposare Dio e di prendere i voti. Così rifiutò la proposta di Quinziano.
Il proconsole non si arrese. Fece catturare la fanciulla e la fece imprigionare e torturare. Lei non cedette alle avance dell’uomo. Le furono allora tagliati i seni. Tuttavia, miracolosamente, le ricrebbero. Il proconsole decise allora di farla bruciare sul rogo come eretica e strega. Ma non riuscì nel suo intento perché un violento terremoto distrusse la città. Sant’Agata morì in carcere. Era il 251 d.C. Fu così eletta Santa Protettrice della città e fu inventato un dolce in suo onore a forma di seno in ricordo del suo atroce martirio.