Si pensa al panettone solo a Dicembre, in prossimità del Natale, ma in realtà questo buonissimo dolce ha tante sfumature e molti segreti che non dovremmo lasciarci scappare. A San Biagio è una vera tradizione che va avanti da anni. Scopriamo insieme qual è il vero valore del panettone in questo paese.
E’ davvero uno spreco mangiare il panettone, uno dei dolci più buoni della tradizione italiana, solo a Natale. Ma in alcune zone del nostro paese, non è proprio il 25 dicembre il suo giorno. A Milano si celebra la sua bontà il 3 febbraio. E’ una tradizione che, a dirla con parole moderne, è decisamente anti-spreco.
Milano e la lunga tradizione del panettone di San Biagio
Una tradizione anti spreco perché sfrutta quelli che un po’ restano a tutti: fette e parti di panettoni non più mangiati finiti in qualche contenitore qui e là per la casa. Nel capoluogo lombardo, si festeggia San Biagio mangiando proprio i pezzi di panettone raffermo. Un’occasione per riunire tutta la famiglia e rivivere gli ultimi giorni di un inverno rigido che ci riporta alla magica atmosfera natalizia.
Una tradizione, quella milanese, che porta – per molti abitanti- fortuna e buona salute: è quindi un vero e proprio rito propiziatorio soprattutto per il benessere fisico, tenendo lontane le influenze di stagione e i loro malanni più comuni. Sicuramente – i più curiosi – si staranno chiedendo però da dove nasce questa particolare usanza meneghina. Tutto inizia quando, Biagio di Sebaste, un medico ma anche vescovo di origini armene (che pare sia vissuto intorno al III secolo d.C.) essendo cristiano venne catturato dai persecutori dei cristiani e finì al patibolo.
Proprio lungo il tragitto verso la morte, una donna gli portò il figlio che faceva fatica a respirare per aver deglutito una lisca di pesce. Il bambino stava per morire perchè la lisca si era bloccata in gola. San Biagio lo benedisse e il bambino riuscì a salvarsi. Proprio per questa bizzarra leggenda il medico venne santificato e da quel momento divenne per tutto il protettore della gola.
Un’altra leggenda sul panettone meneghino
C’è anche un’altra leggenda, meno cristiana e più popolare, che vede protagonista questa festività. Secondo questa leggenda, una donna si recò qualche giorno prima di Natale, da un tal Frate Desiderio per fare benedire il panettone che aveva fatto per i suoi familiari. Per i numerosi impegni, il frate disse alla donna di lasciare lì il dolce e che lo avrebbe benedetto appena avrebbe avuto un po’ di tempo. La donna sarebbe quindi dovuta ripassare per prendersi il dolce benedetto qualche giorno dopo.
Il frate però se ne dimenticò completamente. Si ricordò del panettone ormai dopo Natale e, essendo ormai secco, il frate pensò di mangiarlo credendo che la donna ormai se ne era dimenticata. La signora però ritornò da lui il 3 febbraio. Frate Desiderio, mortificato, si avviò in canonica per consegnare alla donna il recipiente vuoto. E’ così si accorso di un miracolo. Nel recipiente c’era un panettone grande almeno 2 volte quello che lui aveva mangiato a dicembre.
Un miracolo che senz’altro aveva compiuto di San Biagio, protettore della gola. Per questo, da allora, il panettone si mangia in quei giorni.
Non tutti sanno però che il santo non è solo il protettore della gola ma anche dei cardatori di lana, degli animali e delle persino delle attività agricole. E più di recente è diventato anche protettore degli animatori. E’ possibile vedere la sua statua anche su una guglia del Duomo di Milano. A Brescia, invece, nella bellissima chiesa di San Lorenzo, si conserva il reliquiario del santo meneghino che contiene alcuni denti e un osso del corpo del santo.
A Mantova, più precisamente a Cavriana, in onore del santo viene preparata la Torta di San Biagio. Si tratta di un dolce a base di mandorle (frutto considerato afrodisiaco) che – secondo la leggenda – in origine aveva un diametro di oltre tre metri per soddisfare i palati di tutti i paesani.