Scopriamo insieme la storia e qualche curiosità sulla ribollita toscana, piatto iconico della gastronomia di questa regione italiana.
La ribollita è un piatto simbolo della tradizione culinaria toscana, che trae il suo nome da un’usanza antica che vedeva la minestra riscaldata più volte, azione grazie alla quale, ogni volta, emergeva un sapore più intenso e avvolgente. Tale metodo di cottura, attuato dalle famiglie contadine, ha permesso alla ribollita di diventare un piatto rinomato in terra toscana, tant’è che nei secoli ha mantenuto inalterato il fascino rustico che la contraddistingue. Scopriamo, dunque, insieme la storia e qualche curiosità su questa prelibatezza della gastronomia toscana.
Ribollita toscana, come nasce questo piatto simbolo della regione
La ribollita è uno de piatti più conosciuti della cucina toscana. La nascita di questo piatto si perde nella notte dei tempi, tant’è che le prime testimonianze della sua esistenza risalgono – addirittura – al Medioevo.
In un primo momento, la ribollita era definita come “zuppa toscana di magro dei contadini” e si presentava come un amalgama di ingredienti semplici, ma ricchi di sapore.
Nella zuppa, infatti, erano inseriti alimenti quali il pane raffermo, i fagioli bianchi, il cavolo nero e le verdure di stagione, cucinati con sapienza, per creare un piatto che fosse – al tempo stesso – sostanzioso e di recupero dei prodotti che, magari, non erano utilizzati.
La prima menzione nel libro di Alberto Cougnet
La menzione ufficiale più antica risale al 1910, quando il piatto fu citato nel libro di ricette di Alberto Cougnet. È opinione diffusa tra gli storici che le sue origini siano ben più remote.
Alcuni teorie, infatti, sostengono che la ribollita toscana fosse presente già nelle cucine medievali: pertanto, se il piatto è così antico come molti storici sostengono, ci farebbe capire che, sin dai tempi antichi, la cucina toscana ha saputo trasformare ingredienti umili in creazioni gastronomiche che sono riuscite ad arrivare fino ai giorni nostri.
Un piatto legato alla cucina di sussistenza
La ribollita, dunque, è un piatto che, potremmo dire, funge da vera e propria celebrazione della cucina di sussistenza, nella quale nulla andava sprecato e ogni ingrediente trovava la sua nobilitazione nel piatto finale.
Si tratta, dunque, di una ricetta che varia da famiglia a famiglia, da paese a paese, arricchendosi di nuovi ingredienti e sfumature, mantenendo, però, sempre i suoi tre pilastri fondamentali: il pane raffermo, i fagioli cannellini e il cavolo nero.
Il metodo di cottura
Il fulcro della ribollita toscana risiede nel suo metodo di cottura: una prima cottura classica seguita da successive “ribollite” che ne esaltano il gusto e la consistenza, trasformandola in una zuppa densa.
Un piatto caldo, dunque, da servire in tavola nei mesi freddi per trovare un po’ di conforto dal gelo invernale.