Andiamo alla scoperta della pasta allo scarpariello, antica ricetta di recupero ideata nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
La cucina campana e, in particolare, quella napoletana, è ricca di piatti gustosi e che fanno leccare i baffi a molte persone. In questo articolo, nello specifico, parleremo della pasta allo scarpariello, ideata a Napoli, precisamente nei Quartieri Spagnoli, come pietanza di recupero: di solito, le mogli dei calzolai (che, sul posto, sono definiti “scarpari“) insaporivano il sugo avanzato della domenica con formaggio e peperoncino, preparando – così – un pranzo veloce per i propri mariti. Ad ogni modo, dunque, questo piatto semplice ma così costoso e diventato una delle icone principali della cucina partenopea, servito anche nei ristoranti di un certo calibro. Scopriamo, dunque, la storia e le curiosità su questo piatto partenopeo.
Pasta allo scarpariello, il piatto di recupero di Napoli
La pasta allo scarpariello è uno dei piatti più versatili della cucina italiana, che – di solito – è preparato con gli spaghetti, anche se possono essere utilizzati altri formati di pasta.
Alla base di questo piatto, dunque, c’è un buon sugo cremoso di pomodoro, insaporito da abbondante peperoncino e da formaggio grattugiato (sia grana che pecorino). Anche se la ricetta originale prevede – nella maggior parte dei casi – l’uso di spaghetti, non è raro trovare versioni nelle quali sono utilizzati penne o fusilli, e una versione specifica di Aversa che predilige gli spaghetti alla chitarra.La storia di questa ricetta potrebbe risalire alla prima metà dell’Ottocento, anche se restano incerte sia l’etimologia che la veridicità dei racconti che sono tramandati su tale pietanza.
La pietanza nata tra i Quartieri Spagnoli
Il racconto più diffuso e condiviso colloca la creazione di tale piatto nei Quartieri Spagnoli di Napoli, attribuendone l’invenzione alle mogli dei calzolai del posto, che sfruttavano gli avanzi del sugo domenicale.
Secondo il sito della Regione Campania, il nome “scarpariello” potrebbe derivare dai calzolai, che – un tempo – avevano bisogno di un pasto da consumare velocemente in bottega. Esiste, però, anche un’altra teoria che lo lega alla pratica della “scarpetta” (che riguarda l’abitudine di intingere il pane nel sugo rimasto nel piatto).
Anche se, nei fatti, mancano dettagli un po’ più specifici sulla relazione tra lo scarpariello e le zone circostanti Napoli, come la provincia di Aversa (oggi in provincia di Caserta), è probabile che il piatto abbia più “padri“, soprattutto nelle zone più povere della città, nelle quali, utilizzando pochi e semplici ingredienti, si è dato vita a questa deliziosa combinazione di pomodoro, formaggio e peperoncino, servita, d’altronde, anche nei ristoranti gourmet della città.
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