Andiamo alla scoperta della frutta martorana, il dolce nato in un convento di Palermo: storia e curiosità sulla “frutta di pasta reale colorata”.
La frutta Martorana, conosciuta anche come frutta di pasta reale colorata, nasce tra le mura di un convento nel cuore di Palermo, frutto dell’inventiva di una suora della struttura fondata da Eloisa Martorana. La leggenda racconta che fu ideata in occasione di una visita a sorpresa del re di Sicilia e, proprio in quell’occasione, furono inventati questi dolci che sembrano sculture in miniatura, anche se sono edibili. Scopriamo, dunque, insieme la storia e qualche curiosità sulla martorana.
Tra i dolci tipici siciliani, troviamo la martorana, realizzata completamente a mano, modellata per assomigliare a vari tipi di frutta e dipinti, con l’utilizzo di coloranti alimentari. L’effetto è un trompe-l’œil gastronomico, dove ciò che appare essere frutta è – in realtà – una pasta di mandorle simile al marzapane, ma più dolce.
Il dolce prende il nome da Eloisa Martorana, una nobildonna dal cuore d’oro che nel 1194 fondò il terzo monastero benedettino di Palermo. È in questo contesto che nacque la tradizione di preparare questi particolari dolci, pensati – in un primo momento – per abbellire il convento durante le visite importanti.
Una delle storie più affascinanti legate alla frutta Martorana è quella di una suora cuciniera che, in occasione della visita reale nel 1143, decise di creare frutti finti da appendere agli alberi per mascherare l’assenza di frutti veri nel giardino autunnale del convento.
Il re, ingannato e divertito dalla scoperta, lodò i dolci definendoli “degni di un re“, dando così origine al nome “pasta reale“. Anche se il convento della Martorana è stato trasformato nel Dipartimento di Architettura dell’università nel 1876, la tradizione dei dolci continua ad essere portata avanti a Palermo.
Oggi, la frutta Martorana, infatti, è considerata come prodotto agroalimentare tradizionale siciliano ed è particolarmente gettonata nel giorno dedicato alla festa dei defunti, ma – in generale – è mangiata tutto l’anno.
Dopo che un sinodo diocesano proibì alle suore di produrre i dolci, la produzione della Martorana, dunque, passò nelle mani dei pasticceri parlermitani nel 1575, i quali si impegnarono affinché la ricetta sviluppata nel convento fosse preservata e continuasse ad essere portata avanti all’interno delle pasticcerie della città siciliana.
Per questo motivo, dunque, che ancora oggi si può assaggiare questo dolce che, nei fatti, ha conquistato tutti nel corso del tempo, sia per il sapore di cui è caratterizzato, sia per l’aspetto particolare che assume e che “inganna” l’occhio.