Conoscete la storia dei wafer? Quel gusto pastoso della crema alle nocciole, quella croccantezza e quella friabilità sono noti a chiunque. Da generazioni questo biscotto godurioso conquista il cuore e il palato di grandi e piccini. Non importa orario e posto: qualsiasi momento è buono per mangiare un wafer croccante: dalla colazione con caffè alla merenda pomeridiana, dallo spuntino di metà mattinata alla voglia di dolce dopo cena. Nessuno sa dire di no a questo irresistibile peccato di gola.
La nascita dei wafer
I wafer non sono un’invenzione culinaria moderna. La loro storia incomincia nel XV secolo. Sembra che la parola wafer deriva dal termine germanico waba che significa alveare, forse con riferimento alla sua forma, ma probabilmente deriva invece dal termine tedesco waffle. Ciò che è certo è che nel Quattrocento si diffusero delle particolari cialde dolci croccanti realizzate da pasticceri speciali chiamati cialdonai.
Solo però quattro secoli dopo fu inventato il wafer così come lo conosciamo oggi. Nata dal genio creativo dell’austriaco Josef Manner, proprietario di una fabbrica di cioccolato, il wafer nacque in un’epoca in cui il cacao era considerato ancora un bene di lusso e solo i ricchi potevano gustarlo. Manner invece voleva realizzare un prodotto dolciario accessibili a tutti, anche agli operai (a quel tempo 1 kg di cioccolato costava due giorni di paga di un operaio in fabbrica).
Nel 1895 creò le cosiddette sfoglie o fette Manner (Manner-Schnitten), delle invisibili cialde croccanti tenute insieme da crema di nocciola. Il nome con cui il prodotto fu immenso nel mercato fu Neapolitan Wafer poiché le nocciole usate per la crema provenivano da Napoli (più precisamente da Avella). Il biscotto di Manner era un vero e proprio capolavoro di stratificazione e bontà a peso piuma: 5 cialde sottilissimi tenute unite da crema alla nocciola per un totale di 7,5 grammi. Nella storia dei wafer, oltre al cognome Manner, c’è un altro cognome che ha fatto la differenza: Loacker.
Il nome dei wafer però divenne noto in Italia e a livello mondiale grazie al lavoro di una piccola fabbrica artigianale altoaltesiana, la Locker di Bolzano. Dal secondo dopoguerra si ingrandì e si dedicò alla produzione su scala mondiale e alle esportazioni in oltre 100 paesi.
Il sapore della felicità
Morso dopo morso, i wafer hanno sempre più il sapore della felicità. C’è un’unica vera regola per mangiarli, ovvero sbriciolarli. Cosa fa innamorare chiunque di questo biscotto? Sarà il rumore, il sapore della crema o quel mix perfetto tra croccantezza dell’esterno e morbidezza dell’interno? Oggi si trovano wafer di ogni gusto e farcitura: cacao fondente, nocciola, latte, vaniglia, cocco, pistacchio e persino cacao rosa.