San Vito Lo Capo è una splendida località balneare della Sicilia nord-occidentale. Famosa per le sue incantevoli spiagge e per l’acqua cristallina, questa località è nota per le influenze arabo-normanne come testimoniato dal celebre Santuario di San Vito, risalente al al XV secolo, e dalla piccola Cappella di Santa Crescenzia.
Per chi cerca cose insolite da scoprire e visitare consigliamo però una perla dell’archeologia subacquea, ovvero la Nave dei Corani. Qual è la storia di questo relitto in fondo al mare? Cosa trasportava di tanto speciale? Oggi è possibile visitarla in muta da sub e pinne? La risposta a queste e tante altre domande le trovate solo continuando la lettura di questo articolo.
La Nave dei Corani: ecco la sua storia
Di relitti visitabili sott’acqua in Italia ce ne sono diversi. Uno dei più affascinanti è sicuramente il “Kent”, meglio noto come “la Nave dei Corani”. Della sua storia prima della data di affondamento, avvenuto l’8 luglio del 1978, si sa ben posto. La nave da carico era lunga 72 metri e aveva una stazza di 783 tonnellate. Durante l’ultimo viaggio aveva la bandiera cipriota e il comandante era un greco, tale Liakos Hristos. L’equipaggio era composto da 10 membri ed era partito da Siracusa in direzione Nigeria. Il suo carico era molto variegato: zampironi e sigarette, 20 tonnellate di polietilene in sacchi, 27 tonnellate di carburante e 1300 kg di olio lubrificante, oltre a diverse centinaia di copie di Corano.
Durante la notte di mezza estate, il 7 luglio 1978, per cause ignote, scoppiò un violento incendio in sala macchine. L’equipaggio fortunatamente si mise in salvo a bordo di una scialuppa. Erano le ore 11:40 quando la nave cominciò a inabissarsi. La nave colò a picco in una zona nota come il Firriato”, tra Punta Spadillo e Punta Forbice. All’epoca la notizia dell’affondamento non destò scalpore né fece notizia nella stampa. Oltre 30 anni dopo la Nave ribattezzata nel frattempo la Nave dei Corani è divenuta una delle mete attrattive più gettonate dagli appassionati di subacquea ed archeologia.
Il fascino della storia di questo relitto sta anche nel fatto che nessuno rivendicò mai il carico della nave, neppure il suo ultimo proprietario, l’armatore greco Tsourunakis Thomas. Una vera e propria nave fantasma a 50 m di profondità e in preda ai cacciatori di tesori. Non a caso ignoti subacquei portarono via via souvenir dal Kent, ovviamente senza permesso e illegalmente. Solo di recente la Soprintendenza ha dichiarato il Kent un’area da salvaguardare.
Nonostante la bellezza di colori e di reperti e l’ottima visibilità dei fondali, l’immersione è molto difficoltosa e consigliata solo agli esperti e non in autonomia. Le immersioni devono essere autorizzate dalla Capitaneria di Trapani.
Molto bella la copia del Corano di 1200 pagine circa a colori, recuperata da un sub, e caratterizzata da carta di gran pregio. I libri sono intatti nel container a causa della pressione dell’acqua, ma se vengono portati in superficie si disintegrano se non si seguono delicatissime procedure di recupero.