Esistono vini secolari la cui storia è oggetto di miti e leggende. Uno di questi è il vino piemontese Erbaluce, uno dei vitigni a bacca bianca più rinomati della regione. Il suo nome deriva dalla lingua latina, più precisamente da Alba lux e significa letteralmente “luce dell’alba”. Gli antichi Romani scelsero questo nome perché il colore dorato chiaro e luminoso delle uve di questo vitigno gli ricordava quello delle prime luci del mattino. Scopriamo insieme la storia di questo vino piemontese e la leggenda legata alle sue origini.
Storia del vino piemontese chiamato Erbaluce
Questo vitigno a bacca bianca piemontese è il simbolo indiscusso di Caluso, un borgo del Canavese dove ogni anno si svolge anche la tradizionale Festa dell’uva. Da questo paese la coltivazione dell’Erbaluce continua fino a Biella e Vercelli. Il particolare tipo di clima temperato, la presenza del Lago di Viverone e la tipologia di terreno ciottoloso conferiscono a questo vino il suo caratteristico sapore e i suoi aromi di ginepro e frutta.
Prima ancora degli antichi Romani, a coltivare questo vitigno in queste zone furono i Salassi, una popolazione gallica. Per tutto il Medioevo però questo vino fu chiamato Uva Rustia che significa uva arrostita poiché veniva colta così matura tanto che sembrava “arrostita”dal sole. In alcuni periodi medievali addirittura questo vino era usato per il baratto e come moneta di scambio.
La prima fonte storica che cita questo vitigno piemontese risale al 1224 e parla del cardinale Guala Bicchieri che ogni anno come dono riceveva 7 bottiglie di vino di Viverone dai Canonici di Sant’Andrea di Vercelli.
Un’altra fonte risale al 1530 e parla del Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III Farnese, che apprezzava moltissimo il vino di queste terre piemontesi al punto da definirlo “perfetto”.
Nel 1606, nel volume Della eccellenza e diversità de i vini di Giovan Battista Croce, le bacche dell’Erbaluce sono descritte come “gemme che risplendono con grani grandi, folti e copiosi“.
Questo vino è stato il primo del Piemonte a ricevere la denominazione di certificazione controllata DOC nel 1967.
La leggenda della ninfa all’origine di questo vino piemontese
Le origini di questo vino chiamato Erbaluce sono legate alla leggenda di una ninfa chiamata Albaluce, figlia del Sole e dell’Alba. La fanciulla era dolce e gentile e tutti gli abitanti di quelle terre intorno al Lago di Viverone erano affezionati a lei.
Un giorno una terribile inondazione distrusse tutti i villaggi e uccise la maggior parte delle persone. Dalle lacrime di dolore della ninfa si originarono i vitigni a bacca bianca del vino Erbaluce. Secondo un’altra versione invece la ninfa Albaluce era innamorata di un pastore, ma il loro amore non poteva esistere e così per salvare dall’ira degli dei lo trasformò in un grappolo di uva.