Il mese scorso i leader di oltre 170 nazioni si sono riuniti a New York per siglare uno storico accordo sul clima che mira a contenere l’aumento delle temperature globali a meno di 2°C al di sopra dei livelli pre-industriali, cioè sotto quella che è internazionalmente accettata come una linea da non superare. Ad ogni modo, per alcune nazioni insulari potrebbe essere già troppo tardi.
Secondo un nuovo studio pubblicato su Environmental Research Letters, l’aumento del livello del mare e l’erosione costiera hanno già colpito cinque isole coralline nelle Solomon Islands, una nazione in Oceania composta da 6 isole principali ed oltre 900 isolette. La ricerca, effettuata da un team di studiosi australiani, fornisce le prime prove scientifiche a conferma di numerosi racconti aneddotici di cambiamenti estremi nelle linee costiere provenienti da scienziati ed abitanti di tutte le province del paese.
“L’indietreggiamento della linea costiera in due punti ha distrutto villaggi che esistevano almeno dal 1935, portando a spostamenti delle comunità”, si legge nello studio. “I tassi di indietreggiamento della costa sono sostanzialmente più alti nelle aree esposte ad una forte energia delle onde, il che indica un’interazione sinergica tra le onde e l’aumento del livello del mare. Comprendere questi fattori locali che aumentano la vulnerabilità delle isole all’erosione costiera è fondamentale per l’elaborazione di risposte adattive per queste remote comunità del Pacifico”
Nel corso degli ultimi 10 anni, il livello globale medio dei mari è salito di oltre 17 centimetri, ossia circa 3,4 millimetri all’anno. Ad ogni modo, i mari che circondano le isole Salomone sono saliti ad un tasso medio tra i 7 ed i 10 millimetri all’anno, ossia due o tre volte più velocemente della media mondiale.
Isole Salomone L’isola di Matema, nelle Isole Salomone ravilacoya (CC BY-SA 2.0), via Flickr
Questo ha esposto le Isole Salomone, la cui popolazione è di circa 560.000 abitanti, ad un grande rischio di inondazione dovuta all’aumento del livello del mare causato dal cambiamento climatico. “Cinque delle venti isole coralline provviste di vegetazione lungo la barriera corallina sulla costa settentrionale ed esposta della provincia di Isabel sono stati totalmente erosi nei decenni più recenti”, spiegano gli autori dello studio. “Ulteriori sei isole nella provincia di Isabel hanno fatto registrare un calo di oltre il 20% della loro superficie tra il 1947 ed il 2014”.
Tutte le isole scomparse avevano una superficie tra uno e cinque ettari (grossomodo: tra 2 e 10 campi di calcio) ma nessuna di queste era abitata, a differenza delle altre sei isole che rischiano un’imminente inondazione.
“Questi rapidi cambiamenti alle linee costiere osservati nelle Isole Salomone hanno portato allo spostamento di diverse comunità costiere che hanno abitato queste aree per generazioni. Non si tratta di ricollocazioni pianificate e guidate dai governi o supportate da fondi internazionali per il clima, ma si tratta di spostamenti ad hoc effettuate utilizzando i loro stessi soldi”, spiega Javier Leon, uno degli autori dello studio, su The Conversation. “In effetti, in alcuni casi intere comunità hanno lasciato villaggi costieri creati dai missionari all’inizio del XX secolo, spostandosi in vecchi villaggi posti più all’interno utilizzati dai loro avi”.
Ad ogni modo, le Isole Salomone non sono certamente l’unica regione nel Pacifico situata nella “Ground Zero” del riscaldamento globale. Studi precedenti hanno mostrato come, nel corso dell’ultimo decennio, il 15% della popolazione di Tuvalu (una nazione insulare a metà strada fra Australia e Hawaii) abbia lasciato il paese, mentre il 12% è stato costretto a muoversi verso l’interno. A Nauru, il 10% di una popolazione di 10.000 abitanti ha lasciato il paese nell’ultimo decennio.
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