C’era una volta il “Sangue di drago”, oggi chiamato Teroldego Rotaliano. Nel cuore della provincia di Trento, tra le alte montagne delle Dolomiti, c’è una vasta area di vigneti designati alla produzione di questo pregiato vino. Ci troviamo a 200, 250 m sul livello del mare, nei pressi dei borghi di Mezzolombardo e Mezzocorona in una zona nota come “Campo Rotaliano”. Proprio qui viene coltivato sin dall’epoca romana il vino leggendario noto come “Sangue di drago”. Siete curiosi di sapere perché viene chiamato così e qual è la leggenda che narra le origini di questo vino trentino?
Storia del Teroldego, il più importante vino del Trentino Alto Adige
Anche se era già coltivato all’epoca degli antichi Romani, le prime tracce storiche di questo vitigno trentino risalgono solo al Quattrocento. La zona dove cresce ossia il Campo Rotaliano è nota come “il giardino delle viti” (appellativo dato da Goethe), ma anche come il “giardino vitato più bello d’Europa”. L’aspetto attuale di quest’area non è quello di secoli fa. Furono gli imperatori d’Austria Ferdinando e Francesco Giuseppe a deviare il corso del fiume Noce per impedire le inondazioni e rendere queste terre ancora più fertili.
Il Teroldego ha un importante primato storico: è stato il primo vino trentino ad avere la denominazione di origine controllata (DOP) nel lontano 1971.
La leggenda del “Sangue di drago”
Perché il Teroldego Rotaliano DOP viene chiamato anche “Sangue di drago“? Sull’alta montagna che domina il borgo di Mezzocorona c’era una caverna dove in epoca medievale vi era una fortezza nota come Castello di San Gottardo di cui oggi sono visibili sono le rovine.
Secondo la leggenda, una notte durante un violento temporale trovò rifugio nella caverna un gigantesco drago che aveva l’aspetto di un enorme serpente alato. Poggiandosi sul castello lo distrusse. Il mattino seguente, svegliandosi affamato, andò nei villaggi nel Campo Rotaliano in cerca di uomini di cui sfamarsi. Il drago volava divorava tutto ciò che trovava sulla sua strada. Una volta sazio tornò nella caverna dove si addormentò nuovamente.
Il conte Firmian decide di andare a sconfiggere il drago per liberare la popolazione da questo terribile flagello. Oltre alla corazza e alla spada portò con sé un enorme specchio e un secchio pieno di latte. Quando il dragò si svegliò era affamato e bevve senza pensarci due volte il latte dal secchio, ma subito dopo vide il suo riflesso nello specchio. Il conte riuscì ad approfittare del momento di distrazione e colpì a morte il drago e poi lo decapitò. Il sangue del drago però lo ridusse in cenere e al tempo stesso cadendo al suolo diede vita a un nuovo vitigno che da allora in poi divenne noto come “Sangue del drago”.