Ciò che un tempo è nato come un cocktail mal visto oggi si sta facendo spazio come un drink di tendenza. Vediamo insieme qual è questo cocktail degli anni ’90 che sta facendo il suo ritorno negli ultimi tempi.
Un tuffo nel passato
In passato, parliamo tra gli anni ’90 e gli inizi del 2000, nel nostro Paese, non c’era la stessa cultura odierna riguardo i cocktail e la mixology. In realtà erano pochi i baristi capaci di creare i cocktail e altrettanto pochi i locali specializzati in questo. A motivo di ciò i cocktail in generale non avevano una buona fama, infatti venivano serviti solo il locali da discoteca e clubbing. Che poi alla fin fine chiamarli cocktail è una parola grossa. Oggi quando si preparano i cocktail si cerca di creare un equilibrio di sapori e aromi piacevoli e non per forza con una gradazione alcolica alta. Nel passato invece si creavano drink dalla gradazione alcolica molto alta con miscele non proporzionate per forza secondo un criterio di gusto.
In questo contesto storico sono nati cocktail in varie parti del mondo, composti da superalcolici vari. Quasi tutti questi drink non sono mai stati codificati dall’IBA (Associazione Internazionale del Bartender). Tra questi troviamo il drink statunitense B-52 composto da: whisky, Grand Marnier e Kahlùa. In questo stesso periodo in Italia nascono altri drink con le stesse caratteristiche tra cui il “Quattro bianchi” anche conosciuto con il nome “Invisibile“. I nomi gli erano stati dati proprio per le sue caratteristiche, trasparente come l’acqua e composto da 4 distillati chiari: tequila, rum, gin e vodka. Possiamo quindi dire che i cocktail degli anni ’90 nascevano principalmente per ubriacarsi, come può quindi un drink del genere tornare di moda?
Il ritorno di un cocktail degli anni ’90
Vista l’idea odierna del mixology e dei cocktail, come può un cocktail degli anni ’90 con caratteristiche come quelle del “quattro bianchi” trovare posto nel mondo moderno? In effetti può sembrare assurdo e per moti bartender i cocktail di quel tempo non sono neanche ritenibili tali, anzi sono un abominio. Ma di recente è nata un po’ l’idea di rivisitare cibi o drink del passato, per riproporli in chiave moderna. Proprio per questo ci sono alcuni bartender che hanno provato a riproporre il “quattro bianchi” per omaggiare quelli che possiamo ritenere, gli antenati dei cocktail moderni.
Una delle rivisitazioni più famose di questo cocktail degli anni ’90 è quella proposta da Marianna Di Leo. Il nome del suo cocktail è Quattro Barbie e Fragolino e certo come base di idea (4 bevande alcoliche) ci sta con l’originale, ma per il resto non ha nient’altro. Nel suo drink troviamo una base di tequila, in seguito un aggiunta di Gran Marnier, gin e mezcal. A completare il tutto un mix di spezie che dona al cocktail l’aroma di fragola. L’obbiettivo che la Di Leo si è posta con questa rivisitazione è quello di dar “rispettabilità” ad un drink che nella maggioranza dei casi è disprezzato e i bartender non riescono neanche a chiamare cocktail. Ci è riuscita? Per qualcuno si per qualcuno no, ma una cosa è certa, non dobbiamo mai dimenticare che questi drink che probabilmente oggi non amiamo, sono stati gli antenati dei drink odierni.