Mitreo Di Santa Maria Capua Vetere Min
Il culto di Mitra ha origini antichissime. Si ritiene sia nato in Persia intorno al 2000 a.C. per poi diffondersi in India e in Mesopotamia e giungere in Asia Minore in età ellenistica. Proprio da lì arrivò in Occidente nel I sec. d.C., grazie alle truppe romane stanziate nelle regioni orientali dell’Impero. Si ritiene che siano stati i pirati di Cilicia deportati da Pompeo nel 67 a.C. i primi a diffondere in Grecia questo culto, di cui si conservano scarse testimonianze in Oriente e molte nella penisola italica.
Il Mitraismo raggiunse l’apice nei primi secoli dell’era cristiana, tra il II e il VI sec. d.C. Tra i culti misterici pericolosamente diffusi nella Roma del tempo, sicuramente il culto di Mitra era il più forte e “temuto”, al punto che lo storico Ernest Renan afferma che “se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione, il mondo sarebbe stato Mitraico”. Senza diventare mai religione ufficiale di Stato, il Mitraismo conobbe una grande fortuna, oltre che nell’esercito, nel popolo, ossia nelle classi meno abbienti della società: schiavi, liberti, artigiani, piccoli commercianti.
Proprio per la sua straordinaria diffusione, questo culto fu il principale antagonista della religione cristiana. Ci furono feroci lotte tra le due comunità. Se in un primo momento con Giuliano l’Apostata (361 d.C.), prevalse il culto di Mitra, con Teodosio nel 394 d.C. la religione cristiana prevalse definitivamente su quella Mitraica e ci fu la distruzione e il saccheggio di tutti i mitrei e al loro posto furono erette basiliche e ipogei.
Secondo il mito, Mitra era nato da una roccia e a lui era stata affidata la salvezza del mondo. Spesso nell’iconografia classica viene raffigurato con un berretto frigio nell’atto di uccidere un toro (tauroctonia) e ai suoi piedi sono rappresentati tutti gli altri animali che lo aiutano nella lotta.
Per salvare il mondo, Mitra fu incaricato dal dio Sole, per mezzo di un corvo, di uccidere un Toro. Riuscì nell’impresa grazie all’ aiuto di un cane che intrappolò il Toro in una caverna, di uno scorpione che lo punse ai testicoli e di un serpente che lo morse avvelenandolo. Dal corpo del Toro morente nacquero le due piante più importanti per gli uomini: il grano e la vite.
Il culto di Mitra era un culto misterico a cui potevano partecipare solo gli uomini e solo dopo un’iniziazione articolata in sette fasi. Il luogo dove veniva praticato questo culto era noto come mitreo.
I mitrei erano templi sotterranei o venivano ricavati in caverne che ricordavano quella in cui secondo il mito era stato ucciso il Toro da Mitra. Il tipico mitreo aveva forma rettangolare (25 m x 10), un soffitto a volta e poteva ospitare massimo 30 persone (adepti). All’ingresso solitamente erano posti i due Dadofori (ossia i portatori di fiaccole) Cautes e Cautopates, simboleggianti l’Equinozio di Primavera e l’Equinozio d’Autunno. Nella sala centrale c’erano i sedili ai due lati e l’altare nella parte terminale e dietro di esso c’era sempre una raffigurazione della tauroctonia. Sopra l’altare c’era una falce di luna rovesciata.
Alcuni mitrei avevano anche una fonte d’acqua per i rituali e tutti presentavano un’anticamera dove veniva posto il toro in attesa di essere sacrificato secondo il rito. Molti studiosi però ritengono che i sacrifici dei tori, vista l’austerità degli ambienti dei mitrei sotterranei, non ci siano mai stati, ma erano solo simbolici.
Oggi in Italia si conservano molti mitrei in buono stato. La maggior parte di questi altari Mitrei si trovano a Roma, ma anche a Ostia Antica dove se ne contano ben 16 nell’area archeologica. Si ricordano poi:
Nell’Urbe ci sono la maggior parte dei mitrei ancora oggi visitabili: il mitreo di San Clemente, il mitreo Barberini, il mitreo del Circo Massimo, il mitreo di Santa Prisca e il mitreo sotto la Crypta Balbi.
Molti storici sostengono che solo “per un soffio” il mitraismo perse la battaglia contro il cristianesimo per imporsi come religione ufficiale dell’Impero Romano. Apparentemente distanti, il culto di Mitra e la religione cristiana vengono spesso accostati per le molte similitudini che presentano.
Secondo il mito, Mitra (o Mithra) nacque da una roccia vergine (la petra genetrix) o secondo un’altra versione da una donna vergine. In altre le versioni si parla di una grotta come luogo della nascita. Il mito della nascita di Mitra ricorda quindi la narrazione del Vangelo di Matteo che colloca la nascita di Gesù in una grotta e la attribuisce alla Vergine Maria. Sin dall’inizio si nota una somiglianza tra cristianesimo e mitraismo: il tema della grotta e quello della verginità. Coincidenze? Forse sì o forse no.
Sempre secondo il mito, alla sua nascita Mitra fu assistito da due pastori che avrebbero consegnato a lui dei doni (oro e incenso). Anche nella versione cristiana ci sono i pastori, ma non assistono alla nascita. Sia Mitra che Gesù sono nati il 25 dicembre. Secondo il mito, Mitra la sera prima dell’uccisione del toro, condivise una cena a base di pane e vino con i suoi adepti. Una celebrazione molto simile alla messa cristiana era fatta dagli adepti ogni domenica, poiché era considerato il giorno più importante della settimana (il dies solis). La comunità mitraica era articolata in modo gerarchico con a capo un Pater Patrum, il Padre dei Padri. I membri si chiamavano tra loro fratelli.
Come i cristiani, anche gli adepti del culto di Mitra, un culto pagano, credevano nell’immortalità dell’anima e nella fine del mondo. A differenza di Gesù che si sacrifica per la pace nel mondo e per redimere le anime, Mitra uccide il toro per portare solo la pace nel mondo. In definitiva si notano numerose somiglianze tra cristianesimo e mitraismo. Le chiese cristiane furono costruite sui templi mitrei distrutti. Secondo alcuni storici, il cristianesimo fagocitò il mitraismo. Molto interessante la moneta che fece coniare Costantino nel 320 d.C. con simboli cristiano su un lato, e simboli mitraici dall’altro, come se fossero due facce della stessa medaglia.