In questa terra di grandi vini fatta di paesaggi eterogenei e suggestivi sono molti i borghi autentici, come Cividale, Raveo e Sauris
Il Friuli Venezia Giulia è da sempre una terra di passaggio, di migrazioni e di conflitti. La sua popolazione ha, infatti, costruito villaggi con le mura in pietra, molto simili a presepi dimenticati tra le montagne friulane. Non mancano anche i borghi lungo le pianure e i castelli come quello di Raveo e di Venzone. La provincia di Pordenone offre alcuni tra i villaggi più belli di tutta la catena alpina. Sulle sponde del Tagliamento, in direzione di Portogruaro, c’è Corcovado, il cui centro storico è caratterizzato da fortificazioni di epoca medioevale. Anche la provincia di Udine è ricca di borghi e castelli. Comuni molto famosi come Cividale hanno tutte le caratteristiche per essere considerati dei veri propri borghi del Medioevo. Altri villaggi molto pittoreschi sono quelli di Pesariis, che è uno dei centri italiani più importanti per la produzione di orologeria, e Sauris, il più alto della regione e isola linguistica germanofona.
Corcovado
L’attuale area fortificata di Cordovado, nota come il Castello (secolo XI), è il risultato di modifiche e stratificazioni che si sono succedute nel tempo, in particolare tra Sei e Ottocento.
Nel basso medioevo la cerchia esterna di mura, con terrapieno, fossato e due torri portaie ancor oggi presenti, racchiudeva uno spazio interno costituito dal castello vescovile, a sua volta munito di mura e fossato con ponte levatoio, mastio e altri edifici.
Accanto sorgeva il borgo.
La Cordovado medievale si concentra dunque nell’area castellana, al cui interno trovano spazio alcune interessanti costruzioni come Palazzo Ridolfi; l’antica casa del capitano, ossia Palazzo Bozza Marrubini, affrescato internamente da Francesco Zimolo (1704-1712); l’elegante Palazzo Agricola dalle forme rinascimentali con ampie arcate e trifore.
Dentro la cerchia murata è collocato il Palazzo Freschi Piccolomini (1669-1704) che prima si chiamava Attimis, una struttura imponente di linee rinascimentali, a tre piani con ampio portale d’ingresso, immersa nel verde di un parco secolare.
Nelle adiacenze, vicino alla porta nord, sorge la Chiesa di San Girolamo (sec. XIV).
Delle due torri portaie, la meridionale conserva la postierla, la settentrionale, detta anche dell’Orologio, le scale e i camminamenti in legno al suo interno.
Lungo il tratto delle mura sud-orientali si notano i resti del fossato e le case costruite all’interno del recinto nel XIX secolo.
Alla fine del Seicento parte dell’apparato fortificato fu abbattuto o trasformato in residenza civile, dando così vita al Palazzo Freschi Piccolomini.
L’ultima descrizione a noi giunta del Castello appartenuto ai vescovi di Concordia risale al 1856, poco prima del suo abbattimento definitivo.
Palazzo Beccaris Nonis spicca nel “borgo nuovo” sorto nel Cinquecento.
Palazzo Cecchini, oggi sede della Biblioteca, è lascito dell’ingegnere ferroviario e filantropo Francesco Cecchini (1819-97), che alla comunità ha conferito anche l’immobile oggi utilizzato come scuola materna.
Gradisca d´Isonzo
Il nome è di probabile origine slava: gradisce, “luogo fortificato” e, per estensione, paese, forte, castello.
Secondo alcuni potrebbe avere origine gotica o longobarda: warda, o wardicula, cioè “piccolo posto di osservazione”.
Quattro sono i periodi di Gradisca: il quattrocento veneto, il Seicento austriaco, l´Ottocento asburgico e il Novecento italiano.
Concepita dalla Repubblica di Venezia come baluardo contro le incursioni turche, che in Friuli erano furiose e frequenti, fu edificata dagli architetti della Serenissima come un borgo fortificato con strade larghe che si intersecano ad angolo retto (per facilitare le manovre dei soldati) e che vanno a formare un tessuto edilizio regolare, suddiviso in compatti isolati di case.
L´edilizia civile quattrocentesca è andata perduta. Del periodo più antico di Gradisca restano la Casa dei Provveditori veneti (ora sede dell´Enoteca Regionale) e il Palazzo del fisco (chiamato anche Palazzo Coassini), edificato tra il 1479 e l´83, che in facciata presenta alterazioni recenti.
Fagagna
Nota in italia per essere la citta delle cicogne e un’antico borgo caratteristico e molto bello del Friuli Venezia Giulia
l nome di Fagagna compare per la prima volta nel diploma del 983 con il quale l’imperatore Ottone II ne concede il Castello al Patriarca Rodoaldo. I più antichi insediamenti locali sono comunque anteriori, come dimostrano rinvenimenti archeologici relative alle epoche pre e protostorica, romana (quando Fagagna diventa punto di passeggio obbligato lungo il percorso da Concordia al Norico) e altomedievale.
Del Castello – che anticamente comprendeva il palazzo del patriarca e le dimore dei vassalli – restano oggi i ruderi ed un torrione quadrato trasformato in campanile dal 1922. Sono inoltre visibili sul colle i resti di alcuni edifici che testimoniano l’insediamento dell’antico borgo rurale, ampi tratti delle mura che cingevano il sito fortificato e la Porta di Borgo, unica rimasta delle tre originarie. Considerata l`antico oratorio dei castellani, la Chiesetta di S. Michele Arcangelo – la cui dedicazione rimanda ad una possibile origine longobarda del castello – esisteva già nel 1386. Più volte ristrutturata, fino all’aggiunta di una navata nel secolo scorso, la chiesa aveva perso quelle linee architettoniche originali che un recente restauro le ha in parte restituito.
I monumenti di interesse storico paesaggistico da visitare a Fagagna sono:
- Castello di Fagagna
- Castello di Villalta
- Chiesa di San Leonardo
- Pieve di Santa Maria Assunta
- Chiesa della Madonna di Tavella
Poffabro
Il toponimo Prafabrorum, “prato dei fabbri”, è menzionato in una sentenza arbitrale del 1339.
Un documento notarile del 1357 riporta notizie sulla decima di Pratum Fabri che il signore di Maniago lasciò in eredità al figlio.
Maniago è dall´età medievale nota per la lavorazione del ferro ma è possibile che l´arte fabbrile sia nata in Val Colvera, grazie allo sfruttamento delle acque del Colvera, per poi svilupparsi nel fondovalle.
Poffabro è, secondo il pittore Armando Pizzinato, l´esempio di architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre Prealpi.
La sua “forza magica” sta nell´effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi architettonici schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento nelle corti racchiuse su se stesse, a cui si accede attraverso uno stretto arco, o nelle lunghe schiere di abitazioni di pianta cinque-seicentesca.
Nemmeno il terremoto del 1976 è riuscito a scalfire le case in pietra locale – arenaria o calcare – a tre o quattro piani, con i profondi ballatoi di legno a vista, caratterizzati dalle protezioni laterali sviluppate in verticale, unite tra di loro come in cerca di protezione.
Il bello del borgo sta proprio nella sua assenza di palazzi tronfi e signorili e nell´umile realtà di pilastri, scale, ballatoi e archi in sasso, in armonia perfetta con la natura circostante.
Polcenigo
La visita del borgo comincia dal castello, che sorge in cima a una collina da cui domina il l’intera vallata. Come posto di avvistamento, tradizione vuole che sia stato assegnato nell’ 875 da Carlo il Calvo a un suo luogotenente. Come castello, per quattro secoli resistette a guerre e invasioni; distrutto da un incendio, fu ricostruito tra il 1738 e il 1770 come villa veneta dall’architetto veneziano Matteo Lucchesi e fu connesso al borgo di sotto tramite una scalinata di 365 gradini in pietra. Degli splendori di un tempo rimangono solo le mura perimetrali e parte della chiesa di San Pietro.
La piazza è dominata da palazzo Fullini, una delle dimore signorili cinque – secentesche che impreziosiscono Polcenigo. Secondo alcuni opera dell’architetto Domenico Rossi, apparteneva alla famiglia Fullini che nel Seicento acquistò il titolo di conte dalla Repubblica di Venezia. L´esterno è caratterizzato dal porticato con cinque archi a bugne, da due trifore con graziose colonnine e poggiolo e da numerosi mascheroni. All´interno sono conservati stucchi del Settecento. Proseguendo lungo via Gorgazzo troviamo palazzo Scolari-Salice, una dimora gentilizia del XVI secolo ristrutturata nel rispetto dell’originaria tipologia. Il bel giardino ottocentesco all´italiana del palazzo è addossato alla collina e vi si accede mediante un ponte che attraversa un torrente
Monumenti e luoghi d’interesse
- I boschi del Cansiglio
- Le sorgenti e il corso del Livenza
- La zona di risorgive
- Il sito archeologico di Palù di Livenza, che è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità tra i 111 siti degli Antichi insediamenti sulle Alpi
- Castello di Polcenigo
- Il centro storico di Polcenigo, iscritto al club Borghi più belli d’Italia
- Il Museo dell’arte culinarie
Sesto al Reghena
I reperti archeologici rinvenuti nel territorio collocano l’origine di Sesto al Reghena in epoca pre-romana. Sesto era una stazione militare situata al sesto miliario della strada che collegava Iulia Concordia con il Norico. Il Reghena è il fiume che scorre nel borgo: il toponimo è di origine pre-romana, forse celtica (da reca, “torrente”).
Abbazia benedettina di fondazione longobarda (prima metà dell’ VIII secolo), Santa Maria di Sesto – detta anche in Sylvis perché a quel tempo immersa in una vasta foresta (silva in latino) – è una delle più importanti istituzioni monastiche del Friuli Venezia Giulia. Vi si accede passando sotto la torre Grimani – modificata tra Quattro e Cinquecento – là dove fino al Settecento vi era il ponte levatoio. La torre è l’unica superstite delle sette che difendevano le mura; di fronte s’innalza la torre campanaria, scandita da lesene, che è la trasformazione della massiccia torre vedetta della metà dell’XI secolo. L’edificio in mattoni a sinistra è l’antica cancelleria abbaziale (ora scuola materna), sede della giurisdizione civile dalla fine del secolo XII; a destra la residenza degli abati (oggi sede municipale) è una costruzione d’impianto rinascimentale sulla cui facciata si conservano gli stemmi affrescati di quattro abati commendatari. A destra del campanile un arco rinascimentale immette in quella che era la zona vera e propria dell’abbazia fortificata. Sul lato meridionale del complesso, i muretti sul prato tra la chiesa abbaziale e il muro di cinta costeggiato di cipressi, disegnano il perimetro della primitiva chiesa dei tre fratelli longobardi.
Travesio Borgo di Toppo
Dal Palazzo Toppo Wassermann inizia il percorso dei masi, le case rurali, che conducono alla scoperta degli originari nuclei del borgo. Nel piazzale antistante al palazzo si osserva un edificio secentesco con arco d’ingresso, un tempo residenza estiva dei Conti di Spilimbergo. Gli imponenti resti del castello dominano la piana e l’abitato di Toppo dalle pendici del monte Ciaurlèc sono visitabili con un percorso guidato. Il maniero, restaurato nel 2012, è uno dei più importanti esempi di architettura fortificata del Friuli. Scendendo alla borgata di Toppo per via della Colonia e via dei Masi, si nota sulla sinistra, all’incrocio con via Fornace, l’arco d’ingresso di un edificio ristrutturato, che era parte di un maso del quindicesimo secolo. Specialità di Travesio è la frittata con il formaggio salato locale. Gli altri piatti sono quelli tradizionali friulani, come il frico, il salame con l’aceto e il cotechino con le rape.
Trivignano Udinese Borgo di Clauiano
Valvasone Arzene
Valvasone Arzene è un comune italiano di 3 998 abitanti della provincia di Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia.
Il comune è stato istituito il 1º gennaio 2015 per fusione dei territori comunali di Valvasone e Arzene
Castello medioevale, l’attuale struttura è quella rinascimentale, conserva camere con stucchi e affreschi del XIV sec. e un teatrino del ‘700. Centro storico con case porticate e antiche abitazioni medioevali e rinascimentali. Piazza con struttura rinascimentale, antico mulino ad acqua del 400 con ruota, calli, meridiane e pozzi. Casa Fortuni rinascimentale con pozzo del ‘300 e palazzo del Conte Eugenio. Antico Convento dei Frati serviti del 1400 (ora Canonica) con chiostro e brolo.
Duomo della fine del 400 con rimaneggiamenti neo-gotici. All’interno unico organo del ‘500 veneziano esistente in Italia e portelle dipinte dal Pordenone e dall’Amalteo; reliquia eucaristica della Sacra Tovaglia del 1294 o 1394. Chiesa di S. Pietro con affreschi del sec. XIV e XV. Parco fluviale del Tagliamento con laghetto artificiale. Parco storico urbano “Pinni” annesso al castello. Ambito naturalistico della Roggia dei Mulini.