Avete mai sentito parlare degli Ainu, gli indigeni del Giappone? Quando pensiamo alle tribù di indigeni, subito la nostra mente corre veloce alle tribù dell’Africa Centrale o agli indiani pellerossa americani. In realtà anche nel Paese del Sol Levante c’è una tribù indigena che sin dalla preistoria vive nell’isola di Hokkaido e conserva intatti i suoi usi e costumi. Se siete curiosi di saperne di più, non vi resta che continuare la lettura e poi partire alla volta del Giappone.
Secondo gli storici, gli Ainu, ovvero gli indigeni del Giappone, sarebbero giunti nell’attuale isola di Hokkaido tra il XII e l’XI secolo a.C. La loro origine è ancora oggetto di discussione, ma gli studiosi ritengono siano emigrati dalla Siberia o probabilmente dalla Manciuria (ossia dalla Cina). In origine erano tribù nomadi dedite alla pesca e alla caccia, ma anche alla raccolta di radici e bacche.
La loro cultura era profondamente diversa da quella giapponese che tutti oggi conosciamo. Quando queste tribù di indigeni vennero in contatto per la prima volta con i Giapponesi nel 500 a.C. furono costretti ad abbandonare progressivamente i loro usi e costumi. Furono soggetti a discriminazioni razziali e costretti a vivere in città, tagliarsi i capelli, cambiare indumenti, lingua e religione.
Le loro antiche terre sull’isola di Hokkaido furono confiscate e solo agli inizi degli anni ‘90 il governo giapponese, rendendosi conto dei grandi sbagli del passato, ha cercato di tutelare la cultura di queste tribù indigene.
Gli indigeni del Giappone, prima del genocidio e delle persecuzioni razziali, hanno conservato intatti per secoli i loro usi e costumi. Erano soliti indossare calzature fatte di pelle di animali che loro stessi avevano cacciato e copricapi ricoperti di piume di volatili. Sul viso gli uomini in età adulta si facevano dei tatuaggi rituali tribali come segno distintivo di appartenenza alla tribù.
La loro religione fondamentalmente era basata sul culto degli antenati e degli spiriti degli animali e sulla credenza che ogni cosa dagli alberi ai ruscelli, dalle nuvole alle piante avesse un’anima.
C’erano anche sciamani che, grazie a danze tribali e rullo di tamburi, erano in grado di mettersi in contatto con gli spiriti degli antenati e degli animali.
Il primo rituale di cui vogliamo parlarvi è chiamato “Chise” e consiste nel ringraziare gli dei per il buon raccolto di riso. Canti e balli tipici caratterizzano la cerimonia sacra che si conclude con l’offerta di sake agli antenati e ai guerrieri caduti in battaglia.
Un altro rituale è chiamato “Lyomante”e consiste nel ringraziare l’orso dopo la caccia e la sua uccisione e nel donargli tanto sake per placare il suo spirito essendo l’orso considerato una divinità.
Il “Kamuy Yukar”, invece, è un rituale che consiste nel recitare tante poesie e preghiere che raccontano la storia e le origini della loro antica tribù.
Oggi gli Ainu purtroppo hanno adottato la religione ufficiale giapponese. La loro cucina si basa su carne di orso, cervo e salmone e bevande come sake e birch sap (succo di betulla).