Andiamo alla scoperta dei fruit sando, colorati tramezzini di frutta, ideali per una merenda sana ed estiva: storia e curiosità.
Una combinazione irresistibile di morbide fette di pane al latte, una generosa spalmata di panna montata e succosi pezzi di frutta fresca, tutto refrigerato per qualche minuto: ecco il segreto dei fruit sando, deliziosi tramezzini giapponesi mangiati a merenda, sopratutto in estate. Prepararli è un gioco da ragazzi e il successo è assicurato, sia tra i grandi che tra i piccini. Anche se hanno un aspetto giocoso, tali panini nascondono una storia molto antica, fungendo anche da importante simbolo della cucina fusion giapponese.
La storia dei Fruit Sando, i tramezini giapponesi mangiati a merenda
Il termine “fruit sando” è composto dalla parola “sando“, che deriva dall’anglosassone “sandwich“, e “fruit“, parola inglese che, in italiano, significa “frutta.
Tali tramezzini sono stati creati nella seconda metà dell’Ottocento, periodo in cui il Giappone, durante la Restaurazione Meiji, aprì le porte all’influenza occidentale. Da questa interazione culturale nacque la “Yoshoku”, una cucina che fonde elementi occidentali e tocchi giapponesi. Tra le creazioni più note di questo stile troviamo l’omurice, il Napolitan e, naturalmente, i fruit sando.
Si narra che Benzo Ohshima, un agricoltore, abbia ideato questi sandwich nel 1834, aprendo una bancarella di frutta a Edo, l’odierna Tokyo. Col tempo, il suo successo lo portò a fondare il Sembikiya, un ristorante di frutta che divenne famoso per i suoi dessert e piatti a base di frutta.
Come sono preparati i tramezzini
I fruit sando sono de tramezzini molto semplici, in quanto – per prepararli – sono necessari solamente tre ingredienti principali: il pane al latte giapponese (o shokupan), la panna montata e la frutta fresca, ad esempio fragole, kiwi, arance e mango, anche se, nei fatti, si possano utilizzare anche le pesche, l’uva e altri frutti a piacere.
Il risultato che viene fuori è un tramezzino fresco, ideale per concludere il pasto o per un gustoso spuntino pomeridiano.
Il segreto di un buon shokupan non risiede nel latte, bensì nell’utilizzo del metodo Tang Zhong, tecnica di panificazione che prevede la preparazione di uno starter con acqua e farina.
Questa pasta, una volta cotta e raffreddata, è aggiunta all’impasto del pane, conferendo – in tal modo – al prodotto finale una straordinaria morbidezza, ma non solo, anche una certa durata nel tempo. Un’alternativa a questo tramezzino, ad ogni modo, può essere il milk roux, che utilizza latte al posto dell’acqua e che, per questo, appare morbido e altrettanto saporito.