Il gusto di luce è uno dei difetti più importanti del vino: un problema molto comune per tale bevanda. Scopriamo di cosa si tratta.
Il “gusto di luce” del vino è un fenomeno molto diffuso nel mondo vinicolo ed è un difetto che deve essere corretto. Tale problema proviene dall’uso di bottiglie non adatte o da una cattiva conservazione, che espongono il vino all’azione dannosa dei raggi ultravioletti. Scopriamo, dunque, insieme nel dettaglio come ha origine tale criticità e come gli esperti la risolvono.
Il gusto di luce, come vi anticipavamo, deriva da una scorretta esposizione ai raggi UV del sole: tale esposizione innesca reazioni chimiche che, nei fatti, alterano la composizione del vino, compromettendone il sapore, il colore, l’aspetto e il profumo.
Le bottiglie di vino di colore verde scuro non sono una scelta a caso, ma sono prese in considerazione per una vera e propria necessità tecnica al fine di controllare i danni causati dalla luce.
Il deterioramento indotto dalla luce accorcia la durata della conservazione del vino e deteriora anche le sue caratteristiche organolettiche, modificandone, in modo sgradevole, il gusto e l’aroma, che possono tramutarsi in odori insopportabili, simili a quelli di aglio, cavolo e cipolla. Tale tipo di deterioramento, purtroppo, non è reversibile dal momento in cui il vino è stato stato esposto.
Il dibattito sul “gusto di luce” – di recente – è ritornano di nuovo in auge, grazie ad un’intervista alla BBC in cui due Master of Wine hanno criticato l’uso delle bottiglie trasparenti per i vini bianchi e rosati, considerandola una scelta commerciale a discapito della qualità e dell’integrità del prodotto.
I due hanno sottolineato, inoltre, come tale approccio possa essere ingannevole per i consumatori: per questa ragione, gli esperti del vino sottolineano, a gran voce, l’importanza di una corretta conservazione al buio per preservare le qualità di cui dispone il vino.
Per preservare il sapore del vino, è fondamentale optare per una corretta gestione della luce, nonché per l’uso di bottiglie colorate che possono, infatti, fare la differenza: in questo modo si preserva il sapore del vino e si garantisce, al cliente, una degustazione migliore.
Il problema del “gusto di luce” è stato ampiamente studiato e descritta da Emmanuelle Charpener e Alain Maujean dell’Università di Reims nel 1981.
I due sottolinearono, nello specifico, come soprattutto i vini bianchi e rosati fossero suscettibili a tale difetto, soprattutto nel caso in cui vengano confezionati in bottiglie di vetro trasparente.
Tale sensibilità è attribuita alla riboflavina, sostanza fotosensibile presente in alcuni vini che reagisce – in modo negativo -alla luce.