Il cuoppo napoletano, solo a nominarlo ti fa venire l’acquolina in bocca, perché è un goloso cibo da strada, una vera istituzione dello street food napoletano.
Nel cuoppo napoletano vive tutta la vecchia Napoli, con i suoi vicoli e la sua storia fatta di genuinità e spontaneità dal sapore della frittura calda fatta al momento.
Il cuoppo napoletano può essere di terra, di mare, o in versione dolce. Si tratta di una vera golosità croccante e gustosa che affascina grandi e piccini.
Si presenta fatto di carta, chiuso su se stesso, arrotolato, a forma di cono e al suo interno viene messo il cibo cotto al momento per essere gustato per strada, il cosiddetto Street Food oggi tanto amato.
Ed è questa la parte più bella, quel gustare per strada quei bocconcini deliziosi di frittura, crocchette o altro ammirando allo stesso modo il paesaggio tipico napoletano tra profumi di frittura e dolci tra “curnicielli” appesi per portafortuna.
Le varianti del cuoppo napoletano sono tante. Nel cuoppo di terra, ad esempio, non devono mancare i crocche’ di patate, ossia i panzerotti, i fiori di zucca fatti in pastella, le zeppoline, le frittatine di maccheroni. Nel cuoppo di mare, invece, si trovano tutte le meraviglie del nostro mare: alici fritte, triglie, gamberetti, baccalà, calamari e moscardini. Si trovano anche polpettine di pesce, seppioline, il tutto fritto con olio extravergine d’oliva che gli conferisce sapore e profumo. Per finire una manciata di sale e pepe e una spruzzata di limone.
Nel cuoppo napoletano dolce, invece, si trovano deliziose graffette fritte, alcune ricoperte di cioccolato.
Non dimentichiamo il “cuoppo di allesse”, tipico cuoppo napoletano invernale fatto di castagne lesse con la buccia o senza e salate con sale grosso. Gustose, calde, deliziose conquistano il palato e sono state oggetto di canzoni e poesie. Il castagnaro serve le castagne in cuoppi di carta.
Ogni turista è attratto dalle friggitorie che offrono i famosi cuoppi: di mare ricchi di gamberetti, alici e calamari, e di terra con melanzane, peperoni, zucchine, arancine e le immancabili frittatine di maccheroni.
Il cuoppo fritto non può non essere gustato e può essere pure solo di alici indorate e fritte simbolo proprio di felicità. Un tempo le alici erano considerate pesce povero, costava poco ed era sulla tavola di tutti. Solo dopo è stato considerato diversamente con le sue giuste qualità: pesce azzurro ricco di omega 3. Saporitissime croccanti le alici indorate vengono prima passate nell’uovo e poi nella farina per proteggere i suoi nutrienti.
E tutt’ora, a tutte le ore del giorno e della notte, in alcune strade di Napoli, si sente il buon profumo di fritto venire fuori dalle botteghe, dalle bancarelle ambulanti che vendono pietanze fritte a basso costo.
E le strade si riempiono di profumo di pizze fritte con ricotta, palle di riso, pasta cresciuta, alimenti poveri ma preparati in maniera deliziosa e gustosa, e diventano così il tempio del nostro cibo di strada fatto di sapori, colori e tradizioni.
Nonostante possa essere un cibo un po’ “unto” non si può fare almeno di assaggiarlo.
Un tempo il “cuoppo allesse” era associato alle donne in senso dispregiativo le cui curve erano poco armoniose.
Ma il grande Totò, che amava le donne, ed era un signore usò questo termine su sé stesso, in un film “Totò a Parigi “diceva: “Miss mia cara miss , nu cuopp allesse io divento per te”. Da qui la valorizzazione del cuoppo. Anche Matilde Serao fu ispirata da questa genuinità napoletana del cuoppo allesse che descriveva in alcuni versi tale delizia: “per un soldo una vecchia da’ nove castagne allesse” .
Il cuoppo allesse fu usato per molto tempo in senso dispregiativo per indicare persone sciocche, insipide, come nella storia “La Gatta Cenerentola ” nel 1976 con la frase “scampolo d’allesse” .
Tanti significati viene dato al cuoppo napoletano dalla più antica tradizione fino ai tempi nostri.
Il cuoppo napoletano simbolo dello street food napoletano narra storie e leggende troppo belle per non essere raccontate.
Si narra che il popolo napoletano acquistasse dai pescatori, che ritornavano dal mare il pesce, più piccolo che non sarebbe stato venduto, andava invece a condire le cucine povere del popolo che friggeva questo pesce piccolissimo per renderlo più saporito.
Si racconta anche che il cuoppo napoletano fosse conosciuto anche come “oggi a otto” perché il friggitore vendeva per strada questi prodotti a debito purché il debito fosse saldato entro 8 giorni.
Oggi nel dialetto napoletano si usa ancora il termine “cuoppo” per indicare una persona di brutto aspetto e non attraente.