Che cos’è l’olio di sansa, quali sono le differenze che intercorrono con l’olio extravergine di oliva e come si può utilizzare in cucina.
Quando ci rechiamo al supermercato a fare la spesa, spesso notiamo che, accanto ai classici olii per cucinare, c’è l’olio di sansa. Si tratta di una tipologia d’olio che funge da sottoprodotto della spremitura delle olive. È venduto, di solito, ad un prezzo minore, rispetto alle altre tipologie, ma, ciononostante, non è un prodotto che può avere delle controindicazioni per la salute. Scopriamo insieme le sue caratteristiche principali e come utilizzarlo in cucina, nonché le differenze principali che intercorrono con l’olio extravergine di oliva.
L’olio di sansa, economico e buono
Tra le varie tipologie di olio che possiamo acquistare o tra gli scaffali del supermercato, c’è l’olio di sansa.
Questo prodotto è, solitamente, venduto ad un prezzo minore rispetto alle altre tipologie, tra le quali possiamo sicuramente citare l’olio extravergine di oliva che ha un costo decisamente più elevato.
Sull’etichetta di tale prodotto, in gran parte dei casi, ritroviamo la dicitura “olio di sansa di oliva“, ma cosa significa?
Aldilà dell’aspetto economico di questo prodotto, bisogna considerare che, anche se ha un costo minore, non significa, necessariamente, che sia un prodotto più scadente, anzi: in alcune pietanze e preparazioni, l’olio di sansa può essere un valido sostituto anche dell’olio EVO.
Le caratteristiche dell’olio di sansa: le fasi di produzione
Come si può intuire dal nome, è ricavato dalla sansa ed è un olio di oliva a tutti gli effetti. È prodotto, in sostanza, a partire dallo scarto della polpa delle bucce dei noccioli che restano nella fase finale dell’estrazione dell’olio dalle drupe.
Si presenta, dunque, come un sottoprodotto della spremitura, come vi anticipavamo, che ha molteplici usi.
Ad esempio può essere utilizzato per la produzione di pellet, biogas, combustibile per quel che concerne, nello specifico, la sua parte legnosa che risiede, per l’appunto, nel nocciolo.
In aggiunta, può essere utilizzato per una seconda fase di estrazione dell’olio, al fine di ridurre eventuali sprechi.
L’utilizzo in prodotti cosmetici
All’interno della sansa, inoltre, è presente fino al 6% di olio che, però, deve essere ottenuto attraverso dei macchinari e dei processi specifici che sono attuati nei cosiddetti sansifici.
In tal senso, mediante appositi solventi, l’olio è separato dai residui solidi. In questo modo, diventa un olio di sansa greggio che può essere utilizzato per la realizzazione di prodotti cosmetici, ma, in questo stato, non per la preparazione di piatti, in quanto non è commestibile.
Nella seconda fase, nella quale è attuata la raffinazione e la consecutiva distillazione del prodotto, ne si diminuisce l’acidità per eliminare completamente le sostanze chimiche che possono essere dannose per l’uomo o – qualora – lo si utilizzi in cucina.
L’ultimo passaggio, infine, prevede la miscelazione dell’olio di sansa con quello di oliva vergine, in modo da poterlo rendere utilizzabile per la preparazione di diverse ricette.
Come usarlo in cucina
Questa tipologia di olio ha un gusto molto delicato, ma non solo: è ricco di acido linoleico e oleico, quindi, è ideale da utilizzare nelle preparazioni di biscotti, taralli, pane e focacce, ai quali conferisce un elevato grado di croccantezza e friabilità.
Visto che è un olio particolarmente neutro, lo si può utilizzare anche come condimento per grigliate e arrosti.
Infine, questo olio è in grado di resistere a temperature molto elevate: per questa ragione, può essere impiegato per la preparazione di fritture dorate e leggere.