Cos’è il riducetarismo e su quali concetti si basa il pensiero umanista di Brian Kateman in un’ottica di sostenibilità ambientale e riduzione degli sprechi.
La Terra sta affrontando un cambio climatico devastante, che mina – in maniera progressiva – le sue risorse naturali. In questo contesto critico, diventa imperativo – per ciascuno di noi – riconsiderare le proprie scelte quotidiane per ridurre l’impatto ambientale negativo. Un aspetto importante riguarda le abitudini alimentari. Negli ultimi tempi, però, si sta sviluppando il cosiddetto “riducetarismo”. Scopriamo insieme in cosa consiste e perché è un approccio importante soprattutto in questi ultimi anni.
Cos’è il riducetarismo
L’ultima indagine di Eurispes mostra che in Italia circa il 10% della popolazione segue un regime alimentare vegano o vegetariano, un trend in crescita dovuto non solo a motivazioni etiche, ma anche all’aumento dei costi di carne e prodotti animali.
Oltre al veganismo e al vegetarismo, il flexitarianismo si pone come ulteriore opzione, la quale combina una dieta, in prevalenza, a base vegetale con un consumo di proteine animali, seppur occasionale.
Tale approccio punta, dunque, a stabilire un equilibrio tra abitudini alimentari tradizionali e una maggiore attenzione alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti di origine animale.
Negli Stati Uniti, patria del fast-food, il vegetarianismo e il veganismo hanno guadagnato terreno, col tempo, affrontando, però, diverse sfide e altrettante controversie. In questo scenario nasce la Reducetarian Foundation, fondata da Brian Kateman e Tyler Alterman nel 2015.
Questa organizzazione no-profit punta a superare le divisioni ideologiche nel dibattito sull’alimentazione futura al fine di contribuire a salvare il pianeta con un approccio pragmatico, al fine di proteggere il pianeta dallo sfruttamento eccessivo delle risorse alimentari.
Da dove deriva il termine?
Il termine “riducetarismo” deriva dall’inglese “to reduce“, che significa “ridurre“. Si riferisce all’obiettivo di ridurre il consumo di carne e proteine animali a favore di scelte vegetali.
Il concetto, però, va oltre la semplice riduzione del consumo di carne, in quanto propone un’unità di pensiero tra vegetariani, vegani, onnivori e flexitariani, per costruire tutti insieme un futuro sostenibile.
Le motivazioni che sono alla base di tale approccio, quindi, fanno leva su un minore impatto ambientale, sul miglioramento della salute e su questioni etiche. La filosofia riducetariana cerca, dunque, di armonizzare queste prospettive in un messaggio unico contro l’industria della carne e a favore di un consumo ridotto di questo prodotto.
Questione di sensibilità individuale
Questa filosofia pone al centro – non solo la sostenibilità e la consapevolezza ambientale – bensì anche la sensibilità individuale.
In America, la disparità nell’accesso a cibi sani ha portato a un alto tasso di obesità e sovrappeso. Il riducetarismo non giudica le scelte alimentari individuali, anzi.
Mette, più che altro, in evidenza il ruolo delle politiche e delle lobby nel campo dell’alimentazione, sostenendo, nel contempo, l’importanza dell’educazione alimentare.