L’Italia è bella tutta, da nord a sud. Ci sono però dei posti di cui si conosce troppo poco. Uno di questi è senz’altro il borgo calabrese di Civita immerso nella storia e nella natura.
Questo piccolo borgo sembra quasi nascondersi tra le montagne e la vegetazione più che selvaggia del Parco del Pollino. E’ un piccolo gioiellino italiano che merita però una visita accurata. Si tratta di un vero e proprio paese che ‘sgorga’ dalla rocce. Qui potrete anche avere contatti con la comunità arbëreshe, c’è molta influenza, ancora oggi, della cultura e delle tradizioni albanesi.
Civita, cosa vedere in questo bellissimo borgo calabro
Civita è un borgo sito quasi ai confini con la Basilicata. Chi la raggiungerà in macchina dovrà lasciare la macchina in un grande parcheggio, totalmente gratuito, a pochi metri dal centro prima di avventurarsi tra le sue bellezze. Il borgo ha origini molto lontane nel tempo. Pare, infatti, che la sua nascita si possa fissare nel quindicesimo secolo, quando un gruppetto di arbëreshe arrivato in Italia a seguito di una migrazione massima di albanesi costretti a scappare dalla propria nazione per via delle invasioni turche.
Persino lo stesso nome del borgo ha risentito dell’influenza della lingua antica albanese. “Civita” pare derivi, infatti da “arberesh cifti”, che si può tradurre con “coppia”. Questa dualità di coppia si riconduce al fatto che il borghetto è sin dalle sue origini diviso in due fazioni, quella di Sant’Antonio e quella di Magazzeno. Alcuni però fanno risalire l’origine del nome al termine “gifti” cioè “aquila” proprio della sua alta posizione.
Cosa vedere al centro di Civita
Al centro di Civita si deve fare i conti con vicoletti molto stretti e piazzette piene di angoletti molto interessanti con botteghe che vendono prodotti del posto molto particolari. Le case costruite rigorosamente in pietra hanno tutte più o meno lo stesso stile e sono decorate alle finestre con tendine e fiori che danno agli occhi un senso d’armonia. Nella zona di Magazzeno, a differenza della zona del rione Sant’Antionio, potrete avere più campo e sentirvi più liberi grazie alle strade meno anguste che lo caratterizzano.
Le case dette Kodra e i particolari comignoli
Impossibile non scattare qualche foto alle casette Kodra, che nel mondo sono note anche come “case parlanti”. Queste casette hanno un aspetto molto singolare, antropomorfo: sulle facciate, infatti, ci sono rilievi che le rendono molto simili ad un volto di un essere umano.
Si chiamano così per omaggiare l’artista albanese, Ibrahim Kodra. Fu proprio lui per primo a notò questa evidente analogia. In tutto il borgo ne troverete circa sette. Un’altra cosa molto caratteristica delle case a Civita sono i comignoli che nel 1600 fino al 1900 avevano una funziona precisa: quella di risucchiare i fumi scaricati dal camino.
Hanno tutti forme diverse, alcune proprio strane e curiose. Altre tendono a sottolineare il ceto della famiglia che li possiede. Secondo le tradizioni locali, i comignoli servono anche a tenere fuori dalla proprio vita gli spiriti cattivi e le sventure.
Museo Etnico Arbëresh
Venne messo in piedi nel 1989 con lo scopo di preservare e salvaguardare la cultura, ma anche gli usi e i costumi della folta comunità albanese che ancora oggi risiede a Civita in Calabria. L’edificio è strutturato in quattro sale con documento e opere storiche e artistiche della cultura albanese. L’accesso è totalmente gratuito.
Chiesa di Santa Maria Assunta
Una chiesa che risale al 17esimo secolo, costruita in puro stile evidentemente tardo barocco ma che risente dell’influenza bizantina, evidente nella presenza delle iconostasi. L’intera struttura è stata messa in piedi utilizzando legno di alberi di olivo e di noce.
Ponte del Diavolo a Civita
Una vera e propria leggenda avvolge questo ponte che si nasconde tra la natura selvaggia del Parco Nazionale del Pollino. Risale al medioevo ed è lungo poco più di 30 metri ma è sospeso sulle Gole del Raganello. La vista da quassù è spettacolare. Ma a renderlo celebre nel mondo è sembra ombra di dubbio la leggenda che lo avvolge.
Pare che il ponte sia stato ultimato dal Diavolo per assecondare il desiderio di un ricco proprietario di terre del luogo che, nonostante diversi tentativi, non riuscì a realizzarlo da solo. Il Diavolo lo costruì ma volle in cambio qualcosa: l’anima di chi avrebbe attraversato il ponte per la prima volta sarebbe diventata sua di diritto.
L’uomo, pur con sensi di colpa accettò e mise in piedi uno stratagemma: fece passare sul ponte per prima una pecora. Il Diavolo non la prese bene tant’è che urlando sprofondò negli abissi della gola dalla quale, qualcuno, dice di sentire ancora l’eco delle sue urla di tanto in tanto.
Riserva Naturale delle Gole del Raganello
Nelle Gola del Raganello, nella natura più incontaminata e selvaggia, ci si può cimentare in attività avventurose come il trekking o il rafting per chi non teme l’acqua. Per i meno temerari delle semplici escursioni nella natura potranno sicuramente andare bene. Si può accedere a questo piccolo paradiso terreste solo con l’accompagnamento di guide qualificate e con casco. Non possono accedervi i bambini e i gruppi che vanno oltre le 20 persone. Ovviamente, nelle ore notturne, l’accesso è severamente vietato.
Falconieri dei Setteventi
Le attività della nota associazione culturale “I Falconieri dei Setteventi del Pollino” coinvolgono non solo la popolazione locale, ma anche i turisti e parteciparvi vi arricchirà dentro e fuori. Il contatto con la fauna e la flora locale ma anche i laboratori didattici per i più piccoli, sono esperienze da fare.