Anche chiamato “piatto benedetto” o “benedetto di Pasqua”, la fellata napoletana è una delle abitudini più consolidate in Campania. Questo antipasto tipico partenopeo è l’unico piatto che è presente sulla tavola della Domenica di Pasqua al momento della benedizione fatta con l’Acqua Santa dal capofamiglia. Ma da cosa è composto questo famoso piatto e perché viene chiamato in questo modo? Scopriamolo insieme.
La tradizione cattolica e il rito della benedizione di Pasqua
Il pranzo della Domenica Santa di Pasqua inizia con un rituale cattolico ben preciso. Il capofamiglia, solitamente la persona più anziana della famiglia, prende la palma conservata dalla Domenica delle Palme e dopo averla immersa nell’Acqua Santa benedice tutti i commensali seduti intorno alla tavola.
In quel preciso momento la tavola di Pasqua è vuota, fatta eccezione per un piatto che è già presente sulla tavola e che viene quindi “benedetto”insieme ai commensali. Si tratta della saporita fellata napoletana. Viene chiamato anche “piatto benedetto” o “benedetto di Pasqua” proprio perché riceve la benedizione e l’acqua santa. Secondo una altra spiegazione data dallo scrittore Amedeo Colella, il nome del piatto deriva dal fatto che è il primo piatto a base di carne mangiato dopo il lungo digiuno quaresimale.
Come è fatta la fellata napoletana?
La fellata napoletana è fatta, come suggerisce il nome, da tante fette (in dialetto napoletano “felle“, il cui singolare è “fella“). Si tratta di un ricco e gustoso tagliere di affettati misti e formaggi quali pancetta, capocollo, salame, provolone del monaco, caciocavallo e ricotta salata. Quindi si chiama fellata perché tutti gli ingredienti sono affettati e disposti a fette sul piatto. Pochi sanno però che ogni ingrediente della fellata ha un significato ben preciso.
Il salame presente nella fellata è simbolo di fertilità e abbondanza, ma anche di ricchezza di denaro. Il capocollo e la pancetta rappresentano le avversità superate, il male che è stato vinto e il bene che ha prevalso. La ricotta salata simboleggia invece la famiglia, l’unione tra i vari membri e la forza con cui mantengono saldi il loro legame.
Il provolone di monaco rappresenta l’attesa di notizie liete come la resurrezione di Cristo, mentre il caciocavallo ha un significato propiziatorio: simboleggia i risultati ottenuti e i guadagni avuti dopo tanti sforzi e sacrifici. Infine nella fellata ci sono anche le uova che simboleggiano la rinascita di Gesù e la sua resurrezione.
Quando si mangia la fellata?
La fellata per tradizione si mangia come antipasto la domenica di Pasqua, mentre gli avanzi si usano per fare le merende (ovvero i panini) del pranzo a sacco di Pasquetta da portare con sé nelle gite fuori porta e nelle scampagnate.